Regia di Ricky Tognazzi vedi scheda film
Alessandro Gassman (Diego) riparte da una panchina. Come a evocare e omaggiare il fratello di Caos calmo Moretti. Questa volta il complice maschio è lo straniero Walid (Amr Waked) e l’incontro avviene nel giardino dell’istituto dove entrambi, quotidianamente, portano i loro figli affetti da handicap. Diego, insomma, è il simbolo del padre occidentale svuotato e imbarazzato di fronte alle difficoltà della vita. Mentre Walid è l’arabo pieno d’energia che, per contro, dalle difficoltà trae coraggio e forza. Ricky Tognazzi regista cinematografico non è malvagio: tra le sue opere figurano Ultrà e La scorta e anche qui la mano è sicura. Ma come capita al 90% dei film italiani (di commedia e non) il difetto (il problema) è nel manico, cioè nella sceneggiatura (malgrado l’ispirazione dal romanzo omonimo di De Cataldo, Einaudi), manichea e scontata, totalmente priva di sfumature, dai dialoghi ridondanti. Nel caso specifico un gran peccato: perché l’idea di rappresentare le nuove coordinate culturali del mondo attraverso il rapporto di due uomini e di due padri non era affatto male. Ancora una volta, i sensi di colpa dell’opulento Ovest trasformano i suoi cittadini in deboli codardi capaci di riscattarsi grazie a “stranieri” (possibilmente arabi, appunto) in modelli di comportamento. In molti casi è così, ma la complessità dei perché e dei percome è assai più articolata di come troppo spesso viene rappresentata.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta