Regia di Sylvain Chomet vedi scheda film
Jacques Tati c'è e si vede tutto in questo secondo lungometraggio animato di Sylvain Chomet, che dopo Appuntamento a Belleville riprende la poetica lunare del malincomico transalpino per tradurre questa sua opera inedita in punta di matita con il suo tratto tipicamente retrò. La storia è quella di un illusionista che, nella Francia di fine anni '50, vede il suo successo eclissarsi a vantaggio degli emergenti divi del rock. Dopo l'incontro con la piccola Alice, l'uomo decide di spostarsi prima in Inghilterra e poi in Irlanda, accompagnando il suo lavoro da artista con altri lavoretti per sbarcare il lunario, e continuando a far vivere la piccola nell'illusione di un'esistenza da favola.
Poetico, delicatissimo, con fulminanti punte di grottesco e dialoghi ridotti a poco più che suoni gutturali in una sorta di grammelot ancestrale, L'illusionista mostra però gli stessi punti deboli dell'opera precedente, con una sceneggiatura che non sembra riuscire a sostenere in maniera sufficientemente fluida le molte intuizioni dell'opera, che così finisce per sembrare rapsodica e a tratti indecifrabile.
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