Regia di Maria Sole Tognazzi vedi scheda film
A 20 dalla morte, Maria Sole Tognazzi, all'epoca 19enne, ricorda il padre Ugo con un ritratto affettuoso costruito attraverso immagini di repertorio, spezzoni di film, apparizioni televisive, riprese in super8 fatte in casa, testimonianze di amici e colleghi che molto amarono l'attore cremonese. Il quadro complessivo cerca di mettere a fuoco tanto la dimensione professionale - che dalle prime esperienze amatoriali è passata attraverso il successo televisivo con Raimondo Vianello, i film balneari, i grandi successi degli anni '70 e il ritorno a teatro a fine carriera - quanto quella privata e umana, dalla quale emerge la sfrenata passione per le donne (tre matrimoni, quattro figli di cui uno avuto con un'attrice norvegese), l'amore per la cucina e il tennis, l'incessante bisogno di circondarsi di amici, al punto da costruire, a Torvaianica, il "villaggio Tognazzi". In operazioni come questa - basterebbe andarsi a rivedere Mi ricordo, sì, io mi ricordo, che l'ultima compagna di Mastroianni, Anna Maria Tatò, ha dedicato al Marcello nazionale - ciò che conta è la capacità di maneggiare i materiali, di costruire un patchwork avvincente e appassionato. Operazione che alla più piccola delle figlie di Ugo riesce soltanto a metà: nel film c'è moltissima aneddotica ma anche troppa partecipazione personale e quel "ritratto di mio padre" portato nel titolo rispecchia fedelmente i contenuti, talmente personali da coinvolgere lo spettatore fino a un certo punto. Le musiche inascoltabili di Sergio Cammariere fanno il resto.
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