Regia di Bruno Bigoni vedi scheda film
Il filo rosso di Creuza de mä guida il documentario di Bruno Bigoni nelle acque del Mediterraneo: le tracce dello splendido album di Fabrizio De André divengono tracce concrete, scie da seguire nella rotta attraverso il nostro mare. Si parte da Barcellona ma si ritorna, inevitabilmente, a Genova, proprio come nelle canzoni di Faber, in quella direzione ostinata e contraria che seguono gli abitanti delle città toccate dalla troupe. È mare piccolo il Mediterraneo, eppure le differenze e i contrasti che lo popolano sono innumerevoli: così ogni porto raggiunto spalanca pagine di Storia, di tradizioni, di esodi e dolori. Tangeri e i suoi ragazzi che sognano l’Europa; Bari e l’integrazione degli albanesi che da 20 anni raggiungono lo Stivale; Sousse e la sua musica che unisce lingue e culture; Dubrovnik e la ferita ancora aperta della guerra civile. Poi Lampedusa, e il film si sovrappone alla quotidianità con impietosa precisione: le immagini del documentario risalgono al 2009, ben prima dell’arrivo in massa sulle nostre coste di profughi da Libia e Tunisia, e già l’isola sfoga tutta la sua rabbia e la sua spossatezza. Intolleranza, sofferenza, lotta per la libertà; più spesso sono le donne a raccontare, a svelarsi, a spiegare una ricchezza che rende le coste del Mediterraneo uniche e potrebbe (dovrebbe) renderle anche unite.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta