Regia di Trent Cooper vedi scheda film
Kevin Spacey è uno di quei grandi attori che cerco di seguire a prescindere da alcune scelte di copione quantomeno azzardate. Quella di "Professione inventore" dell' anonimo Trent Cooper non è di certo la sua interpretazione migliore ma l' incipit prometteva bene : Robert Axle, genio nell' arte della combinazione ed imprenditore di se stesso, costruisce dal nulla un'azienda che brevetta e produce marchingegni multifunzionali che sbancano sul mercato rendendolo un uomo ricco e potente. Sull' onda del successo, una di queste creazioni viene commercializzata nonostante un difetto di fabbricazione ed il nostro si trova a scontare otto anni di prigione a fronte di diverse centinaia di dita amputate dalla sua invenzione. Una volta uscito, Axle si ritrova con un pugno di mosche in mano; l'azienda gliel' ha portata via un giovane rampante, la casa è andata all'ex-moglie che con il nuovo compagno ha anche lapidato il patrimonio di famiglia mentre la giovane figlia impegnata nel sociale sembra non potergli perdonare di essere stato un padre sempre assente. La speranza era quella di assistere ad un film dotato di un pò di sano cinismo ed un barlume d'ironia ma ogni sviluppo e battuta si risolvono nel classico ed insopportabile trionfo di buoni sentimenti. Il vero dramma è che i tempi del Kevin Spacey mattatore a tutto tondo sembrano qui lontani anni luce ; il suo inventore appare stanco e svogliato, ridicolo in un improbabile look da ex-galeotto con tanto di extensions e barba finta di pessima fattura. I vari Knoxville, Graham, Madsen e Belle poi non lo aiutano di certo a risollevare le sorti di una pellicola ulteriormente afflitta da una messa in scena piatta e priva di qualsiasi spunto registico. Complessivamente e rigorosamente al di sotto della media "Father of invention" non rappresenta altro che una fastidiosa macchia sul curriculum del solito sospetto per antonomasia
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