Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
In conseguenza di uno sgarbo nei confronti del "potente" del paese, Carmelo detti Mimì è costretto a lasciare la Sicilia per cercare fortuna a Torino. Qui, dopo un periodo trascorso a fare il muratore in nero, in cambio del silenzio su una "morte bianca" e vantando parentele importanti riesce a farsi assumere in fabbrica e prende coscienza delle rivendicazioni della classe operaia; s'innamora di Fiore, una giovane dallo spirito libero, che ben presto ricambia. Nonostante Mimì abbia una moglie in Sicilia, mette su famiglia con la nuova compagna al nord. Successivamente, dopo aver assistito ad una strage, non denuncia l'assassino, esponente della criminalità organizzata siciliana, e per questo è rispedito nella terra d'origine da quella stessa organizzazione criminale nelle mani della quale si è di fatto posto. Qui andrà incontro ad altri guai. Con questa commedia grottesca ed amara, Lina Wertmüller, in un periodo storico di grandi cambiamenti, mette a confronto due ambienti radicalmente diversi, tocca il fenomeno dell'emigrazione, compie uno studio approfondito sul personaggio di Mimì. I due ambienti diversi sono una Sicilia ancora legata al passato nella quale i canonici ideali della sinistra fanno fatica ad imporsi - ivi la criminalità organizzata trova un'accondiscendenza che le consente di inserirsi nel tessuto sociale - ed un Piemonte industrializzato e moderno, teatro di lotte operaie che sembrano produrre pochi risultati ma tengono vive le coscienze. Mimì si adatta a questo nuovo mondo, utilizzando con maestria l'arte di arrangiarsi, ma non è in grado di prendere le distanze dalle proprie origini; pertanto, la regista ci mostra come finisca per prendere il peggio dai due mondi. Egli infatti accetta le istanze delle lotte operaie solo finchè lo trova vantaggioso; nel momento in cui assaggia il benessere, assume un atteggiamento carrierista, rinnegando il passato; inoltre, benchè si sia disinteressato della famiglia di origine, instaurando un rapporto stabile con un'altra donna, rimane sconvolto quando apprende di essere stato trattato nella stessa maniera dalla moglie "giuridica", resa gravida da un finanziere; ciò perchè l'evento potrebbe compromettere la sua immagine nella comunità. Infine, nonostante i costanti propositi di ribellione, deve ogni suo successo economico e professionale alla criminalità organizzata, che di fatto lo controlla, e la quale finisce per servire, spinto infine da necessità anche economiche. Emblematica la scena finale del film, identica a quella iniziale salvo il ruolo del protagonista, che qui agisce da "galoppino" dei potenti. Se da un lato Mimì si rivela un personaggio negativo, perchè ipocrita ed opportunista, da un altro non possiamo non comprenderlo; il suo destreggiarsi tra ideologie, ambienti, centri d'interesse contrapposti è indirizzato alla costante ricerca di una migliore condizione di vita. Bravissimo Giancarlo Giannini nell'interpretare questo personaggio; altrettanto bravi i comprimari, per prima Mariangela Melato. Buona e varia la rappresentazione degli ambienti, ovviamente molto allegorica; si va dai colori accesi di una passionale e contrastata Sicilia, al grigiore di una moderna Torino, invasa dalle automobili. Film valido, sotto ogni aspetto. Non facilissimo da seguire a causa dell'uso di espressioni in dialetto e battute molto rapide, ma comunque comprensibile.
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