Regia di Matt Reeves vedi scheda film
Non amo particolarmente i film dell’orrore, genere che di solito evito con cura e verso cui non ho alcuna attrattiva, ma a volte mi lascio attirare da alcuni titoli che esulano un poco dal genere e che forse definire horror non è del tutto preciso, dato che qualche sfumatura thriller non manca.
In realtà, ho azzardato la visione di questo Blood story perché parliamo del remake (instant remake, come lo chiamano adesso) di un altro film svedese piuttosto recente, il bellissimo Lasciami entrare, tratto dal romanzo omonimo, pellicola essenziale e ben fatta che contro ogni mia aspettativa mi era molto piaciuta.
Se sono riuscita a vedere questi due films vuol dire che paura non ne fanno tanta; i cultori del genere a tinte più forti sorrideranno, ma tensione e brividi per me non sono mancati.
Non so esattamente quale sia lo scopo di un’ operazione del genere, fatta a distanza di così breve tempo; solo gli interessi di mercato, suppongo, e bissare il successo del film più a basso budget di Tomas Alfredson.
Il film americano è praticamente quasi identico a quello svedese, salvo qualche lieve variazione nell’ambientazione, (New Messico al posto di Stoccolma) nella sceneggiatura qua e là, rispetto allo stesso romanzo un poco diversa, alcuni elementi sviluppati in modo differente e qualche scena horror in più, - come quella della donna vampiro in ospedale, ma l’originale più drammatico e consapevole mi era piaciuta di più - nulla di importante e fondamentale, comunque nulla che migliori sostanzialmente il remake dall’originale.
Nel complesso un buon film, teso ma molto meno poetico di quello svedese, che non eccedeva nel mostrare il sangue, ma lasciava intuire anche attraverso i suoni meno angoscianti e drammatici, ma più ovattati come nel finale, o la stessa voce da demone della ragazzina che nel primo film non avevo trovato. Non manca qualche ambiguità che mette un punto interrogativo sulla sorte futura del piccolo Owen; all'inizio del film, quando col binocolo spia dalla finestra, la luce fa sembrare vitreo il suo occhio.
È la storia di Abby e Owen, (gli originali erano Eli e Oskar) due ragazzini coetanei accomunati dalla solitudine delle loro esistenze differenti, isolati dal mondo per necessità o costrizione, tra cui nasce una vera singolare amicizia che potrebbe avere più di qualche sfumatura con l’amore.
Niente storia romantica e zuccherosa alla Twilight, per fortuna, ma una storia fatta di dolore e crudeltà che s’incontrano, si capiscono e si accolgono.
Owen è perseguitato da atti di bullismo da parte dei compagni di scuola, e non ha amici tranne la misteriosa Abby, che una sera compare nella sua esistenza, ma la cosa inquietante è che lei non è una ragazzina normale, in realtà è una piccola vampira, nel senso più classico del termine.
È pallida, si nutre di sangue, esce solo di notte e ha bisogno di qualcuno che le procuri le vittime, un uomo che finge di essere suo padre, mosso da un sentimento ambiguo che se occorre uccide per lei, questo almeno fino a quando non commette un errore che gli sarà fatale, ed ecco qui una prima variazione dello sviluppo della vicenda.
L’amicizia tra i due si salda sempre più col passare del tempo, fino a quando Owen non scopre la verità sulla natura della sua amica, ma ormai è troppo coinvolto per fare marcia indietro.
La tensione si mantiene bene per tutto il film e i due attori ragazzini sono piuttosto bravi e coinvolgenti.
Probabilmente chi ha visto Lasciami entrare giustamente preferirà sempre quello a questo remake, ma almeno una visione gli va concessa.
Sufficienza piena e abbondante.
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