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We Want Sex

Regia di Nigel Cole vedi scheda film

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La recensione su We Want Sex

di yume
6 stelle

Una storia vera, di donne in subbuglio che decidono di non poterne più.

We Want Sex (2010): Trailer Italiano

Made in Dagenham, area est di Londra, quartiere costruito “tra le due guerre per gli operai di grandi imprese come la Ford installate nell'area” (Wiki).

Una storia vera, di donne in subbuglio che decidono di non poterne più.

Di cosa? Beh, intanto di lavorare in un posto che cade a pezzi, loro sono solo 187, cosa costerebbe sistemarle in un quartierino comodo, ben messo, dove non piove ogni volta che piove e non si debba lavorare vestite solo dell’intimo (poco sex) per non morire di caldo quando il sole picchia duro?

I maschi sono un esercito di 55.000, eppure hanno una bella sede nuova.

Ma quello che fa saltare il tappo è la riclassificazione professionale, sentirsi definire “operaie non qualificate” è cosa che grida vendetta al cospetto di Dio, ora basta, saremo anche addette solo alla  cucitura dei sedili, ma se non lo facciamo noi la produzione si ferma.

E infatti si fermerà, sembra impossibile perché parliamo del colosso Ford con miliardi di fatturato, che immette milioni di pounds nell’economia inglese, parliamo di sindacati fatti di omaccioni dalla faccia da lupo cattivo, cattivo solo con gli agnelli, beninteso, ma poche donnette, alle prese pure con mariti poco convinti di aver sposato un essere pensante, ce l’hanno fatta e nel lontano ’68 hanno ottenuto la parità salariale e il rispetto dei propri diritti, soprattutto quello di essere considerate persone, e non sulla base dell’avere o no un pisello (scusate, la battuta è del film e, pur se non proprio originale, resta sempre gustosa).

Rita O’Grady, la carismatica del gruppo, non ha proprio l’aria della femminista impegnata, con i suoi vestitini  pastello fatti in casa, ma quando c’è da dire qualcosa non si tira indietro, non la fa troppo lunga con discorsi programmatici, analisi di indubbio spessore politico, profonde e dotte ricognizioni sullo stato dell’arte, non scrive su riviste di analisi politica nè si è formata a scuole di partito.

Qualche cartello, uno striscione con su scritto “We Want Sex Equality” che si attorciglia nella parte destra con “Equality”, così è venuto bene il titolo ridanciano della versione italiana, e via per le strade di Londra a far sapere come vanno le cose in fatto di donne.

Naturalmente i sedili ad un certo punto vengono a mancare e, a meno che non si decida di far macchine senza, anche gli uomini devono incrociare le braccia per mancanza di lavoro.

Questo annulla la pur minima solidarietà che inizialmente qualcuno aveva dato allo sgangherato drappello in sciopero, e per fortuna la Ministra, che molto poco ha delle nostre, soprattutto in fatto di sex-appeal, le appoggerà a oltranza e com’è finita lo sappiamo dalle didascalie di coda e dalla storia delle lotte sindacali.

Un film utile, utilissimo anzi, certe cose vanno viste, e anche se manca di grandi qualità cinematografiche, anche se sul tema si poteva fare di più e di meglio, insomma non esalta per recitazione, ritmo, sceneggiatura, piuttosto piatti anzichenò, il ricordo dell’Erba di Grace è meglio dimenticarlo, ha una gran dignità, racconta una bella storia vera e ci fa riflettere e magari chiederci: ma ora come stanno le cose?

 

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