Regia di Guillaume Canet vedi scheda film
Un gruppo di trentacinquenni parigini, amici di lunga data, decide di trascorrere insieme come ogni anno le vacanze estive al mare, nonostante il grave incidente stradale capitato ad uno di loro poco prima della partenza. Una vacanza segnata da un’assenza che aleggia nell’aria, di cui non si parla quasi mai, ma che induce (forse inconsciamente) ogni singolo personaggio a fare i conti con la propria esistenza, le sue debolezze e contraddizioni, i rapporti che ha instaurato con gli altri. Guillaume Canet, regista e sceneggiatore del film, sembra non saper scegliere tra lo stile drammatico di Claude Sautet, autore del geniale “Tre amici, le mogli e (affettuosamente) le altre” (1974), e il registro della trilogia dei “Bronzés”, commedie vacanziere gremite a loro volta da uno stuolo di attori molto popolari. Qui, l’antefatto è drammatico, lo svolgimento è leggero e il finale addirittura tragico. Troppa carne al fuoco in un film lungo e tutto sommato superficiale nella sua presunzione di introspezione psicologica. Per fare un esempio, Carlo Verdone riesce a scavare molto di più nelle personalità dei suoi personaggi in “Compagni di scuola” (1988). Un altro accostamento abbastanza spontaneo è quello con “Il grande freddo” (1983) di Lawrence Kasdan, film che non mi coinvolse più di tanto proprio per la sua superficialità introspettiva da quattro soldi, ma che vantava una strepitosa colonna sonora, un vero florilegio della migliore musica degli anni ‘70. Anche nel film di Guillaume Canet la scelta dei brani è accurata, ma con brani anglosassoni che stonano con l’atmosfera francesissima che si respira, fermo restando che sentire Janis Joplin e Nina Simone non fa mai male. E’ proprio vero che attori di indubbio talento e in splendida forma possono spesso non bastare a risollevare le sorti di una sceneggiatura piuttosto scontata, una roba già vista, una specie di “copia-incolla”. Gli attori, però, ci sono, stanno al gioco e non devono essersi annoiati durante le riprese. E’ senza dubbio questo il motivo per cui assegno tre e non due stelle al film. François Cluzet è il migliore ed è sempre più la versione francese di Dustin Hoffman. Benoît Magimel conferma di essere capace di interpretare qualsiasi ruolo. « Les petits mouchoirs » (i fazzoletti) del titolo, quelli che si tirano fuori ad un funerale, si tirano fuori anche in sala o davanti al televisore, non fosse che per la capacità recitativa di tutti gli interpreti, tra i quali sarebbe ingiusto non menzionare « La Môme” Marion Cotillard, bravissima e bellissima, una delle poche figure trattate con maggiore introspezione. Enorme successo in Francia. oltre 5 milioni di ingressi nelle sale. Il cast era ed è effettivamente irresistibile, ma non basta...
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