Trama
La consueta estate a Cap Ferret, nella grande casa sul mare, per un gruppo di amici parigini, ciascuno con il proprio stress e con le proprie piccole bugie. Per tutti il dolore di una mancanza: l’amico rimasto solo in ospedale dopo un gravissimo incidente. Ma stavolta l’estate è per tutti un grande freddo.
Approfondimento
QUALCOSA DI PERSONALE
Arrivato a 35 anni, nel 2010 Guillaume Canet sente l'esigenza di realizzare un film che rispecchi un momento cruciale della sua esistenza. In meno di cinque mesi realizza così il personalissimo Piccole bugie tra amici, la cui storia è strettamente legata all'autobiografia del regista. Dopo le riprese di Non dirlo a nessuno (2006) - il suo film precedente - il regista infatti era andato incontro a problemi di salute che, derivanti dallo stress accumulato, lo costrinsero a un mese di ospedale. a cui seguì una fase di depressione. Rendendosi conto di non essersi mai fermato sul lavoro, per la prima volta sentì così il bisogno di prendersi una pausa e godersi la vita: per molti anni, aveva infatti mentito anche a se stesso sui suoi reali desideri, tuffandosi nel lavoro anche per evitare di pensarci. In seguito a un lavoro di introspezione e di autoanalisi, cominciò così a realizzare ciò che voleva davvero e, soprattutto, quali erano gli amici che avrebbe voluto al suo fianco, ripulendo la sua vita da tutto ciò che di negativo poteva esservi. Nell'estate del 2008, mentre era intento nella stesura di un altro copione, Canet condivise per qualche giorno casa con un'amica: fu allora che cominciò a raccontarle delle difficoltà legate all'idea di realizzare un film che parlasse di amicizia. Mentre ne parlava, si rese conto che la sceneggiatura stava venendo fuori da sola e, per cinque giorni di fila, costrinse l'amica a farle da assistente: lei gli poneva delle domande e, nel dare le risposte, il regista prendeva appunti dando vita allo scheletro della sceneggiatura.
Nonostante fosse poi impegnato come attore nelle riprese de L'affaire Farewell (2009), quando rimaneva da solo nella sua roulotte, Canet continuava a lavorare spedito su una sceneggiatura che presto avrebbe preso definitivamente vita.
RIDERE O PIANGERE?
Nella stesura di ogni personaggio, Canet ha trasmesso una parte di sé. Molte delle cose che accadono o si dicono nel film appartengono alla sua vita, anche se raccontate in maniera romanzata, come esige la narrativa cinematografica. Proprio per questo, si è trattato per lui di un film molto doloroso da scrivere: un'opera a cui affidare emozioni e pensieri trans-generazionali. Ciò ha richiesto che la scrittura fosse la più onesta e sincera possibile e che gli eventi fossero a tal punto veri, o verosimili, da creare un forte processo di immedesimazione nello spettatore.
L'obiettivo poi da raggiungere era quello di coniugare il riso al pianto. Tutti quanti nella vita hanno almeno una volta sorriso in momenti tragici: la situazione rappresentata coinvolge tutti i protagonisti in un girotondo di emozioni e sentimenti, generati da una vacanza che, fungendo da valvola di decompressione, li spinge a momenti in cui non sanno letteralmente se ridere o piangere o li mette di fronte alla verità implicita nelle loro bugie e menzogne.
UN FILM TRA AMICI
Piccole bugie tra amici è quindi, naturalmente, un film sull'amicizia. Il modello di riferimento è Il grande freddo (1983), anche se presenta punti in comune anche con Certi piccolissimi peccati (1976), Mariti (1970) di John Cassavetes e molti dei film di Claude Sautet. La differenza fondamentale sta nel fatto che Canet ha preteso che tutti gli attori del suo set fossero suoi amici veri, compreso Jean Dujardin che del regista era compagno d'asilo e di scuola elementare. A tutti ha chiesto di rendersi disponibili a girare nel mese di agosto ma anche di seguirlo durante i primi cinque giorni di maggio fino a Cap Ferret, dove si sarebbe girato il film. Il regista voleva che il set fosse familiare agli attori, in modo da rendere realisti i personaggi che, tornati nella casa in cui trascorrevano le vacanze, sapevano già come muoversi o trovare gli oggetti più banali, come le posate o il caffé. Così facendo, ad agosto gli attori hanno veramente avuto la sensazione di ritornare in un posto che conoscevano a menadito.
Note
Opera terza di Guillaume Canet, il film non riesce a essere niente più che un prodotto d’intrattenimento popolare leggero e vanamente ambizioso, intriso di diffuso moralismo normativo, con soluzioni melodrammatiche a temperatura emotiva elevata e una colonna sonora ammiccante e pedantemente didascalica.
Trailer
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Commenti (5) vedi tutti
Film....vero....commovente e divertente...per forza di cose non tutte le storie approfondite al meglio, ma comunque un bel film
commento di DelfinoDelfinoUn piccolo "Grande freddo" alla francese, là c'era l'amico morto, qui è solo ferito...
leggi la recensione completa di ezzo24Dopo aver lasciato l'amico di tutti in fin di vita in ospedale, un gruppo di ultratrentenni omologati se ne va in vacanza per nascondere i propri egoismi. Si accorgeranno di essere vuoti?
leggi la recensione completa di KurtisonicCommedia Francese un po' grossolana con la Cotillard a fare da Protagonista in un vortice di situazioni per nulla godibili ed assai stupidotte.voto.1.
commento di chribio1Non è all'altezza degli annunci ma è comunque un buonlavoro.Peccato che sia stato rovinato da un doppiaggio da età della pietra.
commento di fralle