Regia di Valerio Jalongo vedi scheda film
L’alunno Donadei si chiama Daniele ma si fa chiamare Alex, come il protagonista di Jack Frusciante è uscito dal gruppo e, prima di lui, il ben più illustre vecchio Alex di Arancia meccanica. Platealmente impasticcato e plausibilmente ripetente a vita, è emblema di un sistema scolastico che cola a picco. Valerio Jalongo è stato insegnante e l’esperienza sul campo (di battaglia, non è inappropriato aggiungere) si sente: c’è un amaro sapore di vero nelle aule sgarrupate, nei ragazzi coatti con l’mp3 nelle orecchie, nei consigli di classe dove docenti frustrati sono ridotti a promuovere chi «quest’anno è passato dal 2 al 4». La scuola è (s)finita. Ma il realismo si ferma al contorno, perché al centro della scena stanno i personaggi, esili al limite del grottesco, di Valeria Golino e Vincenzo Amato (già in coppia, con ben altri risultati, per Respiro di Crialese), docenti a un passo dal divorzio che usano le classi come valvola di sfogo. In mezzo a loro c’è Alex, che pare uscito da un film di Francesca Archibugi ma finito per sbaglio in una pellicola del primo Muccino. La confezione giovanilistica, a suon di schitarrate moleste (opera di Francesco Sàrcina, leader delle Vibrazioni), dà il colpo di grazia a un film che, pur avendo Luchetti tra le penne, non ha nulla dell’amara ironia di La scuola.
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