Regia di Tom Hooper vedi scheda film
Vincitore di premi in tutto il mondo fra cui quattro Oscar nel 2011, "Il discorso del Re" del promettente Tom Hooper è una di quelle produzioni che, per quanto sontuose, nobili e blasonate, non fanno altro che giocare sul sicuro. Impossibile rischiare, d'altro canto, se per le mani ci si ritrova la storia (vera) del Duca di York e della sua travagliata amicizia con un eccentrico logopedista australiano che lo aiuterà a vincere la balbuzie proprio nel momento di maggior bisogno (dopo la morte di Re Giorgio e subito prima dell'entrata in guerra con la Germania nel secondo conflitto mondiale). Emozioni forti, di quelle che conquistano dopo mille difficoltà ed incomprensioni; cinema d'ampio respiro e d'ammiccante impatto che parla d'amore, solidarietà, coraggio e libertà attraverso piccoli grandi gesti che conquistano. Eppure non si può fare a meno di chiedersi: dato il contesto storico della vicenda, era veramente necessario raccontare questa storia ed ammantarla di mito? Per quanto ci si possano intravedere e cogliere buone intenzioni, un alone snob pervade l'intero lavoro di Hooper che a tratti appare sin troppo compiaciuto ed un tantino ruffiano. Buona la messa in scena ed il lavoro di coreografia e fotografia che alternano spazi immensi anche negli interni ad altri più ristretti ed intimi. Accurata la ricostruzione d'epoca con attenzione particolare per le locations regali e decisiva la prova interpretativa dell'intero cast che rappresenta il vero valore aggiunto del film. Attenzione però, se Colin Firth e Geoffrey Rush appaiono in evidente e sacrosanto stato di grazia, sullo sfondo si stagliano con forza le caratterizzazioni di Timothy Spall, Guy Pearce, Michael Gambon, Derek Jacobi e soprattutto Helena Bonham Carter, un'attrice di razza che giganteggia sempre e comunque.
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