Regia di Tom Hooper vedi scheda film
Lato positivo della faccenda: questo è un film emozionante, che ci presenta come un essere umano, con tutti i suoi limiti, un monarca, e che vede risolversi positivamente - come d'altronde nella realtà è avvenuto - una spinosa questione. Con alcuni momenti, inoltre, davvero godibili: ovviamente si intendono le faticose e talvolta bizzarre tecniche adottate dal re, su consiglio del dottore, per acquisire sicurezza nella parlata. Diretto dignitosamente da un regista di provenienza quasi esclusivamente televisiva e ben recitato inoltre da un cast in cui spicca sicuramente l'ottima prova del protagonista Colin Firth (Oscar, insieme proprio a Hooper, alla modesta sceneggiatura di David Seidler e alla statuetta come miglior film).
Lato negativo della faccenda: oltre alla progressione telefonata della trama (paziente che rifiuta di sottoporsi alle cure, necessità di proseguirle, medico imbroglione ma bravissimo, guarigione finale con pubblico trionfo), decisamente Hollywood-oriented (percui la messe di premi non sorprende affatto, anzi casomai lasciano delle perplessità le restanti otto nomination non andate a buon fine), oltre alla furbizia che in certi momenti prevale sulla verosimiglianza (il re d'Inghilterra che perde qualsiasi dignità e si mette a urlare parolacce: siamo negli anni '30 del 1900), rimane una certa amarezza per quanto riguarda il nodo centrale della storia: com'è possibile che a così breve distanza siano usciti due film - uno bello e uno mediocre - fondamentalmente sullo stesso tema e sia stato premiato solamente quello mediocre? Chiaramente l'altro è Habemus papam, nel quale l'ansia non coglie il re ma il sommo pontefice: ma in fondo che cosa cambia? Nulla, se non per una questione di sensibilità: da una parte quella di un autore come Moretti e dall'altra quella di un bravo mestierante seriale come Hooper. E' triste constatare che vinca il secondo, ma sarebbe stupido accanirsi solo per questo contro di lui; i limiti de Il discorso del re invece ci sono eccome, e sono quelli sopra citati: comunque non pochi. Anche Helena Bonham Carter, incastrata in un personaggio frivolo e quasi inconsistente, non incide; già meglio il logopedista Geoffrey Rush, sguardo piacione ma personaggio tondo. 5,5/10.
Anni '20 del '900. Il principe Alberto, erede al trono d'Inghilterra, soffre di balbuzie e ansia; dopo un discorso pubblico miseramente fallito, viene convinto dalla moglie a tentare l'ennesimo logopedista. Questa volta si tratta di uno specialista molto particolare, l'australiano Lionel Logue, che nonostante i rifiuti e gli insulti del paziente riesce, con una serie di trucchi e accorgimenti, nella sua missione: Alberto - diventato nel frattempo re Giorgio VI - è quindi pronto, nel 1939, a dichiarare guerra alla Germania via radio in un discorso ascoltato da milioni di inglesi.
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