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Il discorso del Re

Regia di Tom Hooper vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il discorso del Re

di scattincerti
8 stelle

http://scattincerti.blogspot.com/2011/03/il-discorso-del-re-di-tom-hooper.html



Non è un caso che "Il discorso del re" abbia vinto 4 statuette ai recenti Oscar, tra cui miglior film, miglior regia e migliore sceneggiatura. La pellicola è infatti un riuscito biopic di uno dei meno conosciuti ma più amati regnanti del Regno Unito, il padre dell'attuale regina Elisabetta II. Salito al trono poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale Giorgio VI diede grande prova di lealtà al proprio paese non fuggendo durante i bombardamenti su Londra del '40. Non è da escludere che sia proprio il ricordo di quegli anni eroici, in cui l'alleanza Anglo-americana (soprattutto) riusci a contrastare la minaccia nazista, uno dei motivi per cui l'Accademy ha candidato il film a ben 12 premi.





Tuttavia, sono più d'uno i meriti di questo lavoro





"Il discorso del re" racconta allo stesso tempo ben tre storie: una personale, una nazionale e una "mondiale". Nell'inquadrare il dramma personale, legato alla balbuzie, del Duca di York, futuro re d'Inghilterra, il regista pone l'accento sul tema dell'utilizzo dei mass media a fini propagandistici nel primo '900. Siamo nell'epoca in cui le nuove  tecnologie della comunicazione rivoluzionano il modo di fare politica e in cui i regnanti possono-devono relazionarsi col loro pubblico-popolo, guadagnandone il favore. Sono gli anni in cui, sfruttando tali possibilità, Hitler e Mussolini mettono in scena le loro picaresche parate e in cui la loro voce risuona nelle piazze, nelle case, nei luoghi pubblici, catturando intere nazioni sull'onda dei valori nazional-socialisti. Non è un caso allora che il film smascheri i cerimoniali politici e i discorsi ufficiali come messinscene teatrali: il futuro re d'Inghilterra ha bisogno d'aiuto! Non riesce a parlare in pubblico! Quale terapista migliore di un attore fallito, un dotato amante della recitazione, un logopedista improvvisato? Lionel, talentuoso e ardimentoso neozelandese, ha il difficile compito di guidare lo scomodo, insicuro, scettico Duca di York alla piena padronanza di se stesso e della propria voce. Per farlo dovrà entrare in intimità con l'uomo, o meglio il bambino, che si cela dietro al principe-re. Durante l'intero film il regnante è ritratto con ottiche grandangolari e inquadrature dai tagli irregolari: il suo disagio come uomo è comunicato dal talentuoso direttore della fotografia (Danny Cohen) anche attraverso il linguaggio filmico. Solo quando il protagonista dimostrerà di aver padroneggiato le proprie paure il suo viso sereno e sicuro sarà inquadrato attraverso un'ottica lunga e non deformante.



 




Un film storico molto attuale




Il film riflette su molti temi. Eccone alcuni:



il rapporto tra due uomini e due classi sociali;
i complessi meccanismi diplomatici che regolano il passaggio di potere da un re all'altro;
un drammatico periodo storico (l'avvento della Seconda guerra mondiale);
le influenze che le innovazioni tecnologiche hanno sul modo di fare politica;
il potere che una voce sola, ben amplificata e diffusa, può avere sulle sorti di un'intera nazione e del mondo intero. 


E quale tema più attuale di quest'ultimo in questi giorni, in cui l'amplificazione di milioni di voci con l'ausilio dei social network sta rovesciando decennali regimi dittatoriali in tutto il Nord Africa? Sono passati poco più di settant'anni dall'epoca descritta nel film e la storia ci sta già proponendo una nuova e decisiva prova del fatto che, al mutare delle tecnologie della comunicazione di massa, mutano i rapporti tra popolo e governanti. 



Gli autocrati di tutto il mondo farebbero bene ad accorgersene. 

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