Regia di Albert Cardiff (Alberto Cardone) vedi scheda film
Il western di Cardone è un western molto diverso da quello di Leone, ma anche da quello di Marchent, dall'ironia del primo Tessari o dai revenge movie che cominciavano a prendere piede in quegli anni. La storia ruota attorno a un protagonista sofferente, disilluso (come dimostra il dialogo con la vecchia fidanzata nei sotterranei del tempio azteco in cui si rifugia Sartana), odiato dal popolo (lo reputa un assassino) e dalla madre (lo reputa un debole), ma che trova la forza per contrapporsi a un fratello sanguinario, sadico e crudele.
Dunque un soggetto che prosegue il discorso iniziato con “Sette dollari sul rosso” aumentandone tuttavia la componente drammatica. Peculiarità principale del film, infatti, è la lunga serie di personaggi secondari tutti ben sfaccettati e con un passato di disgrazie che ha rovinato la loro esistenza. Si va dalla ex ragazza di Johnny Liston rapita da Sartana e segregata per anni nel suo tempio, a Jerry, fratello della giovane, costretto a subire le violenze di Sartana al punto da perdere la parola, passando per la bella Joselita combattuta da un amore impossibile, verso l'uomo che crede di essere l'assassino di suo padre e che invece non lo è, e legata da un rapporto di estrema fiducia con un uomo, il giudice Waldorf, che invece è tra i responsabili della morte del padre della ragazza. Ben caratterizzata anche la madre dei fratelli Liston, la quale si presenta come una donna austera, senza pietà, a causa di frustrazioni patite in gioventù che le fanno giustificare le malefatte del figlio Sartana.
Dunque una storia cupissima resa ancor più tetra da alcune soluzioni visive e sonore come il cielo che diviene sempre più nuvoloso o il continuo rumore del vento che verso l'epilogo genererà una vera e propria bufera di sabbia.
La regia seppur nervosa, per effetto di molte inquadrature in primo piano anche durante le scazzottate, è assai qualitativa grazie a una spiccata dose di originalità del regista. Cardone ricerca inquadrature originali (si vedano le inquadrature con mdp rivolta dal basso verso l'alto per riprendere uomini a cavallo o l'inquadratura finale con mdp che riprende dall'alto verso il basso De Teffé che contempla Garko a terra esanime) e soluzioni visive di impatto (si veda la scena in notturna in cui De Teffé e D'Angelo entrano nel tempio di Sartana completamente al buio, per vedersi d'un tratto accendere tutto intorno una serie di torce disposte in circolo dagli uomini di Sartana). Notevole, infine, il piano sequenza con la madre dei fratelli Liston che, dopo essersi fatta pregare in ginocchio dalle donne del paese, esce fucile in braccio per arrestare l'ira di Sartana con la mdp che la inquadra in piano americano indietreggiando a ogni passo mentre sullo sfondo si vedono correre e sparare banditi e cittadini. Ci sono poi altre perle di regia disseminate per tutta la pellicola, tra le quali merita menzione la scena della morte della madre dei Liston, con la porta dell'abitazione della vecchia che viene spalancata dal vento in un momento che pare estrapolato da un horror.
Se il lavoro di Cardone e degli sceneggiatori è lodevole (unico neo è la sequenza iniziale con De Teffè che si contrappone a Garko prima standosene seduto su una sedia a dondolo, poi, d'un tratto sparando da un tetto e subito dopo dalla via principale in un lasso temporale totalmente incompatibile con il tempo necessario per spostarsi da un punto all'altro), non può negarsi che gli attori abbiano fatto anche meglio. In particolare, senza nulla togliere a De Teffé (che ripropone il suo solito personaggio), sono maiuscole le prove di Gianni Garko e di Olga Solbelli. Voto: 7+
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