Regia di Kevin Greutert vedi scheda film
La parabola di Jigsaw giunge alla sua inevitabile final destination stereoscopica. L’enigmista è morto, ma la lotta senza quartiere per la sua eredità infuria spietata. Bobby Dagen, un autoproclamato sopravvissuto alle torture autore di un libro di successo organizza un gruppo di supporto, mentre Jill decide di confessare e Hoffman, scampato alla morte, prepara il contrattacco. Giunta al settimo capitolo, la saga accusa evidenti segni di stanchezza nonostante il sangue continui a scorrere generoso. Il plot è macchinoso e il moralismo inquisitoriale alla base dei marchingegni di Jigsaw perde il proprio cupo fascino nero. Come in un videogioco di cui si sono esplorati tutti i livelli, Saw 3D non aggiunge nulla rispetto agli episodi precedenti. Ci si muove a menadito fra sotterranei e ripostigli, ma di angoscia, inquietudine e brividi nemmeno l’ombra. Anche la scelta tridimensionale è ridotta ai minimi termini, ossia far schizzare in faccia al pubblico oggetti acuminati e nient’altro. Certo si può anche provare ad accontentarsi, ma godere in queste condizioni è arduo. E così Jigsaw finisce per stare agli anni Zero come Jason stava agli anni 80 e Freddy ai 90. A ogni generazione i mostri che si merita.
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