Regia di David O. Russell vedi scheda film
Per dirla con le appropriate parole di Paul Hackett, The Fighter è un “piacevole "film di boxe" che recupera l'eterno (e invero un po' abusato) archetipo americano (Rocky docet) del working class hero che riscatta un passato da perdente grazie al duro lavoro e al sacrificio. La pellicola di David O. Russell non racconta nulla di particolarmente originale, ma lo fa con garbo e misura, senza eccedere nella spettacolarizzazione, senza calcare la mano col dramma, senza esagerare con la retorica e stemperando sovente la tensione con simpatiche spruzzate di umorismo un po' grottesco (soprattutto grazie alla famiglia disfunzionale di Micky)”.
Ciò che mi sento di aggiungere è al limite del superfluo.
Qualche volta fa davvero bene alla salute immergersi profondamente nei bassifondi della civiltà ed inalare a pieni polmoni esalazioni di crassa e triviale (nonché, peraltro, involontaria) ilarità, di sregolatezza eccentrica e compulsiva, di pulsioni istintive e un po’ brutali…di vita autentica.
Qualche volta fa davvero bene spogliarsi di dotte “sovrastrutture mentali” ed abbandonarsi alla tensione narrativa della biografia di uomo di strada, che ha i pugni impegnati a stringere l’affetto evanescente dei propri cari e non il ristoratore riconoscimento di un’individualità tutta propria (prima che della realizzazione personale).
Certe volte bisogna semplicemente guardare un film con gli occhi e la testa da adulto, ma col cuore da bambino, per tornare a commuoversi, di nuovo.
Ecco, The Fighter è un grande film proprio perché la sua visione suscita una tale predisposizione d’animo: e questo grazie alla sua capacità di veicolare - con straordinaria eleganza, poca retorica (della faticosa scalata verso il successo si riscontra qualche traccia nel finale, mentre sono le “scazzottate” fuori dal ring ad interessare maggiormente D.O.Russell) e con pochissime forzature (quella dell’età di C.Bale è la più macroscopica, ma che bellezza vedere un attore che amo recitare in questo modo!) - la pressione vitale del disagio esistenziale entro i binari vincenti dell’abnegazione e della riconciliazione. Rappresenta “la vittoria del sogno sulla brutta realtà che lo circonda.
Per una volta ci piace che sia così” (bradipo68).
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