Regia di David O. Russell vedi scheda film
Durante la visione di THE FIGHTER a più riprese viene in mente il “Famiglie io vi odio” di André Gide preso in prestito da Bellocchio ne “I pugni in tasca” e non solo. Nel film di David O. Russell la famiglia è al centro della storia dei fratellastri Micky Ward e Dicky Eklund, il primo è un pugile sfortunato, il secondo lo allena, anch’egli ex pugile eroe della cittadina di Lowell perché in un combattimento mandò al tappeto Sugar Ray Leonard. Gli incontri di Micky sono gestiti dall’invadente Alice madre naturale di entrambi. Micky è separato e ha una figlia che vede raramente, la sua carriera è tutta nelle mani della madre, di Dicky e dell’eccentrica famiglia (padre naturale e patrigno compresi) con i quali si muove come una compagnia di circo per le trasferte. Su Dicky si sta girando un documentario, non come va dicendo ad amici parenti e concittadini sul ko al grande Leonard, bensì sulla sua dipendenza da crack. Micky intanto flirta con Charlene, una ragazza determinata che prende le distanze dal clan Ward. La goccia che fa traboccare il vaso è l’incontro in cui l’avversario viene cambiato all’ultimo momento e Micky quasi ci rimette la faccia. Non solo, Dicky nell’estremo tentativo di riconquistare credibilità con il fratello combina un casino in cui lo coinvolge. Micky estromette lui (finito in prigione) e la madre dallo staff e in sintonia con Charlene riparte più leggero. Vincerà il titolo welter anche grazie ai consigli dell’ingombrante fratello. THE FIGHTER si chiude con le immagini dei veri fratellastri Ward-Eklund, d’altronde la pellicola riproduce fedelmente la loro vera storia. Viene anche da riflettere sulla potenza e la capacità di Hollywood di trasformare in oro qualsiasi cosa. Non sempre, però in quest’occasione ci riesce alla perfezione. I due veri pugili stridono con i Mark Wahlberg e i Christian Bale visti nelle due ore di film, ma al cinematografo riesce questo e altro. Forse la sua magia sta tutta qui. Bale all’anagrafe è più giovane di Wahlberg e in THE FIGHTER è il contrario eppure non ce ne accorgiamo. Bale fisicamente prosciugato è impressionante offrendoci un’interpretazione memorabile, una rivincita in territorio L’UOMO SENZA SONNO contro le legnosità ponderate dei vari Batman. Un gradino sotto Wahlberg, il quale però dimostra una umiltà e un’aderenza al personaggio che fa il paio con THE DEPARTED per esempio. Hollywood dicevo affossa e ed esalta i suoi eroi come il regista D.O.Russell di nuovo in pista dopo questa bella prova. La famiglia, quale perno centrale del lungometraggio, ci permette alcune considerazioni/riflessioni: Micky è succube del matriarcato stile americano di Alice Ward (ottuso, invasivo e dannoso); egli staccandosene inizialmente passa da una madre chioccia ad un’altra per poi prendere in autonomia alcune decisioni importanti per il suo futuro di pugile e uomo. Dicky rinsavito dal carcere e disintossicato capirà e con la torta (preparata dalle sette sorelle) sottobraccio ricucirà lo strappo con l’amato Micky. Un bel momento in cui si sotterrano retorica e buonismo, per altro già stemperati in precedenza da una sottile patina di ironia e leggerezza da attribuire alla regia. Tornando alle parole dell’inizio si potrebbe chiosare in questo modo, la famiglia è una gabbia (di matti) da tenere aperta.
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