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The Fighter

Regia di David O. Russell vedi scheda film

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La recensione su The Fighter

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Come spesso accade il cinema a stelle e strisce è affascinato dalle famiglie disfunzionali, ancor meglio se provenienti da un piccolo centro rurale, in tal caso del Massachusetts, noto per aver dato i natali a uno dei fondatori della Beat Generation (Jack Kerouac) e all'attrice Bette Davis, e anche per essere stata il luogo di nascita di due fratellastri che per differenti ragioni hanno saputo rimettere la città di Lowell sulla carta geografica. Dicky, pugile passato a fumare crack che però ha occhio e capacità per indicare la strada al fratello, per parte di madre, Micky. Il primo a un passo dal titolo dei pesi Welter contro Sugar Ray Leonard, prima di passare ad allenare il fratellastro forse non dotato del suo stesso talento, ma di certo munito di un maggior spirito di sacrificio.

 

A impersonare la coppia di fratelli, incapaci di vivere l'uno senza l'altro, anche al di fuori del ring, ci pensano due pesi massimi del mondo di Hollywood: Christian Bale, che in termini di peso ha offerto la sua ennesima trasformazione fisica, privandosi di ben 30 chili per assumere sia le sembianze di un uomo che per ragioni sportive era largamente più leggero di lui, sia perché quell'uomo era sfibrato dall'abuso di droghe. E Mark Whalberg, padre divorziato, con una nuova relazione costruita con grande fatica con una barista interpretata da Amy Adams in grado d'incarnare un carattere combattivo e mai domo, avvolto e travolto da una famiglia numerosa capeggiata dalla madre - agente: Alice (Melissa Chessington Leo).

O. Russell, autore di numerosi sbanca botteghini apprezzati anche dalla critica, a titolo di esempio Il lato positivo - Silver Linings Playbook (Silver Linings Playbook, 2012), pone il film nel solco del cinema sportivo riguardante la "nobile arte" del pugilato, forse la migliore disciplina in termini di resa sul grande schermo, a causa della drammaticità delle storie narrate: da Lassù qualcuno mi ama (Somebody Up There Likes Me; 1956) a Toro Scatenato (Raging Bull; 1980) passando per la saga del di Rocky Balboa. Costruendo anche in questo caso e come si conviene, per uno sport che esce dalle strade, un castello di dubbi e domande attorno alla famiglia Ward - Eklund e al legame di sangue indissolubile che ha sempre imposto a Micky di non abbandonare il fratello al proprio destino.

 

Pellicola capace di portare al premio Oscar come migliori non protagonisti, sia un Bale camaleontico, sia la Chessington Leo. Da vedere se si amano le storie a lieto fine di redenzione e scalata al successo ma da vedere anche per respirare l'aria di un'America ben distante dai centri patinati dal potere.

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