Regia di Fariborz Kamkari vedi scheda film
Se vogliamo rendere omaggio ad un film che riporta l’attenzione su un problema ultradecennale, come quello del dimenticato massacro dei curdi, popolo schiacciato tra Iraq, Iran e Turchia da decenni, bene, tutto serve purchè se ne parli.
Esistono però ben altre fonti d’informazione, molto accurate e aggiornate, cercare per credere.
Se qui vogliamo pensare solo al film, allora no, stavolta non ci siamo. Salvo solo la colonna sonora, o meglio, le sonorità di quel mondo così diverso nel riempire l’aria di suoni, il plot è scontato, fritto e rifritto, la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti e quella che hanno definito “accuratezza documentaria”, se qualcuno mi spiega in cosa consista gli darò ragione.
Condivido in pieno il giudizio che cito di Nicola Cupperi, inutile cercare altre parole, dico solo che l’ho guardato con partecipazione come doveroso tributo ad un problema di cui mi sono occupata tanti anni fa e che continua ad essere un problema.
“Ma forse non sono nemmeno i toni clamorosamente carichi o la messa in scena senza particolari apici a fare di I fiori di Kirkuk un film non perfettamente riuscito. Probabilmente a turbare maggiormente la visione è una certa atmosfera ricattatoria, pietistica e incline al patetismo che, unita alla grana grossa (enorme) del linguaggio di genere scelto, rende faticosa, indisponente e macchinosa la narrazione.”
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