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Kill Me Please

Regia di Olias Barco vedi scheda film

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La recensione su Kill Me Please

di supadany
7 stelle

Il film di Olias Barco, vincitore del premio Marc’Aurelio per la miglior opera al Festival del Cinema di Roma edizione 2010, possiede tratti somatici decisamente invitanti ed affronta un tema tosto come il suicidio assistito con consapevole sprezzo del pericolo.

Purtroppo però, secondo me, non è tutto oro quel che luccica, anche se rimane un film da vedere a prescindere.

Il Dottor Kruger (Aurelien Recoing) gestisce una struttura all’interno della quale le persone che vogliono farla finite con la vita possono trovare un supporto pratico per farlo in maniera consapevole.

E così diversi personaggi, anche famosi, vedi il signor Demanet (Benoit Poelvoorde), vi giungono, seguono il proprio percorso e prima di arrivare al capolinea esprimono il loro ultimo desiderio.

Ma questa struttura, che sorge isolata in mezzo alle montagne, è destinata per la sua natura a suscitare polemiche ed a avere nemici, anche molto violenti.

 

 

Film che fa pensare, realizzato in un bianco e nero pulito (che fa sempre il suo effetto devo ammettere), caratterizzato da squarci di umorismo improvviso in grado di dominare la scena quando meno te lo aspetti.

E la partenza, col personaggio interpretato da Benoit Poelvoorde, funge da istantanea immersione nel succo della vicenda, così come la successiva introduzione agli altri ospiti della struttura funziona egregiamente, anche perché l’alternarsi di momenti in fondo di matrice esistenziale a battute e situazioni anche folgoranti desta ottime impressioni.

Devo però anche dire che mi ha convinto assai meno la seconda fase, un po’ troppo sclerotica e meno effervescente, anche se non mancano ancora momenti nerissimi (la donna chiusa nella cassa da morto) e scene micidiali (vedi quando sotto l’attacco uno degli ospiti dice a Kruger di essere un tiratore scelto), ma l’insieme diventa meno ispirato ed anche meno coeso.

Ciò non toglie che al film vadano attribuiti meriti d’indubbio valore, infatti affrontare un tema come la morte assistita utilizzando per giunta un registro narrativo così variegato e sprezzante è assai notevole, peccato solo si sia perso, almeno in parte, sul più bello, ma forse le cartucce migliori erano già state sparate ed era difficile trovare una quadra definitiva.

Interessante ed alternativo. 

 

Olias Barco

Brillante il suo approccio alla materia, per niente facile, che tratta, ma poi si perde un pò per strada, soprattutto nella seconda parte.

Saul Rubinek

Nel suo piccolo, si fa notare positivamente.

Aurélien Recoing

Solido, attento e determinato nei panni del protagonista numero uno della vicenda.

Virginie Efira

Pienamente sufficiente, nei panni di un personaggio meno convincente di altri.

Bouli Lanners

Volto che non si dimentica, tanto più se abbinato ad un personaggio in un film del genere.

Virgile Bramly

Sopra il righe il tanto che occorre.

Daniel Cohen

Pienamente sufficiente.

Zazie De Paris

In un paio di scene lascia il segno.

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