Regia di Olias Barco vedi scheda film
Che cosa ha di speciale questo Kill me Please che ha vinto a mani basse il Festival Internazionale del film di Roma nel 2010?
Niente. Anzi tutto.
Opera postmoderna girata in un bianco e nero d'annata è una pellicola che gioca di sponda con il senso religioso di chi la sta guardando. C'è che resterà inorridito e chi guarderà interessato,sicuramente la pellicola di Olias Barco non sarà trattata con indifferenza.
L'originalità, I suppose.
Non è un film sul dolce trapasso o su un dr Morte che improvvisamente si materializza da qualche parte in mezzo alle montagne innevate, è inviso alla gente del paese vicino, ottiene addirittura sovvenzioni statali ed è inseguito dalla guardia di Finanza (esiste anche in altri Paesi la Guardia di Finanza?).
Per quanto mi riguarda è un apologo aguzzo sulla stupidità umana, su quella immensa fregatura che è il libero arbitrio, tutto giocato sui riflessi di una lente grottesca deformante che riesce a caratterizzare in modo impareggiabile ogni personaggio in causa mettendo alla berlina tutte le sue fisime.
Il bianco e nero molto contrastato voluto dal regista Olias Barco (pare che sia molto esperto della materia ,avendo tentato il suicidio più volte) non è solo un modo per contenere i costi: è una delle bellezze aggiuntive del film immergendolo in un'atmosfera quasi asettica, anestetizzata dal gelo in cui il sangue è grigio e non rosso e la morte che è solo in rari casi dolce come vorrebbe il dr Kruger, arriva perlopiù improvvisa e subdola,a volte anche strappando una risata.
Si ride a denti strettissimi, quasi si sogghingna ma non si può restare indifferenti quando durante lo scontro a fuoco il dr Kruger si fa convincere da un suo paziente a dargli la pistola perchè tiratore scelto e quello maniaco suicida ,ottenuto finalmente e facilmente quello che vuole,si tira una bella pistolettata alla tempia.
Premesso che molti maschietti vorrebbero morire magari molto anziani ma assieme a Sophie (l'unica morte veramente dolce di tutta la pellicola), Kill me please è un film sulla vita, su quanto possa essere imprevedibile e proprio per questo su quanto valga la pena di viverla.
Può essere anche terapeutico per coloro che hanno certi istinti. Una terapia d'urto perchè toglie ogni valore al gesto del trapasso tanto agognato da molti personaggi del film.
E fa rabbrividire il discorso politico del dr Kruger sul costo economico del suicida per la società d'oggi.
Kill me Please non è la visione di un agnostico sull'aldilà come Hereafter di Eastwood.E neanche uno sguardo malinconico sulla fase autunnale della propria vita immersa nella solitudine più profonda come era Harold e Maude di Hal Ashby.
E' in realta un film ammantato di gelo ma squarciato da fiammate improvvise di umorismo che più nero non si può,è una discesa negli abissi del ridicolo che si nasconde sempre dietro l'angolo, confuso nell'ombra del beau geste, di quell'atto grandioso che deciderà la vita, sia nel senso di continuarla che in quello di terminarla.
La più grande sfida la si può vincere solo vivendo, afferma Barco.
Ma per ora al massimo siamo morti o X.
Vivi no di certo.
regia eccellente
notevole
cameo che non si dimentica tanto facilmente
ottimo dr Kruger
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