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Kill Me Please

Regia di Olias Barco vedi scheda film

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La recensione su Kill Me Please

di canaja
8 stelle


La clinica del dottor Kruger ha lo scopo di accompagnare i propri ospiti verso la morte, tramite suicidio assistito, previo periodo di soggiorno nella struttura durante il quale i clienti vengono aiutati a metabolizzare il loro disagio con l’intento di dissuaderli. Nel caso, però, permanga la volontà di farla finita, si procede.

Durante il film apprendiamo che i suicidi costano alla società una cifra importante, che diventa enorme se li consideriamo nella loro totalità. Se sei morto non lavori, non produci, non hai bisogno di un prestito, un conto in banca, non paghi le tasse... Ecco spiegato il motivo per cui la struttura è sovvenzionata dallo Stato: se riescono a farti cambiare idea, torni ad essere utile e produttivo.

Questa è solo una delle tante provocazioni che incontreremo durante la visione, ma non  la principale. Il vero punto centrale della vicenda è il desiderio di morire. Il suicidio.

L'argomento, solitamente, finisce per creare schieramenti contrapposti: suicidio come esercizio della libertà individuale contro suicidio come totale annullamento della libertà individuale.

A mio avviso è legittimo, oltre che doveroso, prendere posizione, ma prima di tutto è fondamentale analizzare la questione con gli strumenti più idonei a farlo: la comprensione, il rispetto e la tolleranza. E perché sarebbero questi gli strumenti idonei? Perché mettono al centro il valore intrinseco dell’essere umano.

E' il momento, quindi, di farsi delle domande: cosa porta una persona a desiderare la morte? Sono veramente libero se e quando decido di togliermi la vita? Chi agevola questa scelta compie un gesto di vera pietà? Cos’è una morte decorosa? C’è dignità in questa scelta?
 

Può sembrare un inutile esercizio retorico, ma lo reputo necessario. Più il tema è delicato, doloroso e intimo, più è doveroso alimentare i propri interrogativi, sforzandosi di dar voce anche all’opinione che -per istinto, cultura, inclinazione- riteniamo meno accettabile.

 

Vediamo un po’ il film adesso. La fotografia , un bianco e nero slavato, all’inizio inquieta non poco, ma con lo scorrere della pellicola si rivela un’ottima scelta.

Il regista gioca con le provocazioni spesso in maniera molto cruda. Ci si trova a ridere di situazioni in cui una risata sarebbe l’ultima cosa da fare. In una scena, ad esempio, uno dei clienti della clinica, nel tentativo di violentare un’altra cliente, le dice: “cosa ti importa, tanto fra due giorni muori!”.



Ad una prima parte, più statica, dove si incontrano gli aspiranti suicidi e si conoscono le loro motivazioni, segue una seconda decisamente più dinamica e violenta, dove la morte non ha più niente di dolce, anzi, da concetto astratto diviene reale. E, purtroppo, terribile.

 

Il film vale la visione, quindi mi limito ad aggiungere solo altre due cose: una provocazione sul suicidio ed una riflessione sulla morte.





La prima è una battuta di Marcello Marchesi: ”Nessuno si è mai ammazzato perché non riusciva ad amare il prossimo suo come se stesso”.

 

La seconda è una parte dello splendido discorso di Steve Jobs ai neolaureati di Stanford del 2005, che in questi giorni ha re-invaso la rete in occasione della dipartita del boss di Apple:

 

"Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E anche che la morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere, perché la Morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della Vita. E' l'agente di cambiamento della Vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico ma è la pura verità. Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare”.

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