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Kill Me Please

Regia di Olias Barco vedi scheda film

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La recensione su Kill Me Please

di marlucche
2 stelle

In un freddo sabato sera romano io e il Ballestrero decidiamo di andare al cinema nonostante non ci sia nulla da vedere… io però riesco a scovare questo Kill me please che ha tutte le carte in regola per essere una mazzata oppure un bel film.
Lo propongo sperando ardentemente nella seconda ipotesi.
Arriviamo all’Eden che è stracolmo ma stranamente la sala di Kill me please è semivuota. Ad attendere il pubblico che esce dallo spettacolo precedente c’è la solita varia umanità di cui mi chiedo sempre se faccio anche io parte… Mi guardo intorno con sospetto… non si sa mai chi si può incontrare aspettando al cinema… e vedo il mio idolo Vieri Razzini, elegante come al solito. Dico al Ballestrero: “ah dopo vado a salutarlo e gli manifesto la mia gratitudine per avermi fatto amare il cinema da quando ero piccola…”. In sala è seduto due file davanti a noi… Inizia il film e si annuncia con un tragico bianco a nero che a me, essendo che siamo nel 2011 che praticamente dovrebbero esserci i dischi volanti e il teletrasporto, mi fa un po’ girare le palle. Il bianco e nero nell’era di Internet è giustificato solo se c’è una fotografia da bava alla bocca e non è il caso di Kill me please. Vabbè… Mi sintonizzo sulla lunghezza d’onda del grottesco che io adoro anche se che tutto sommato cheppalle tutta sta gente in bianco e nero che sembra un po’ sciroccata e vuole morire. Capisco il malato terminale ma esce fuori che questi si vogliono suicidare per i motivi più astrusi. Altro che suicidio… calci nel culo ci sarebbe da dargli. E in effetti è un po’ quel che capita perché un po’ come se si trattasse dei dieci piccoli indiani cominciano a schiattare uno dopo l’altro senza un vero perché. Vieri Razzini non lascia passare che una mezzora poi evidentemente degoutè abbandona la sala senza remore… Nel frattempo l’ala dell’angelo sterminatore sembra essersi aperta sulla villa/ospedale isolata sulla neve per seminare morte e distruzione, solo che a quel punto questi tizi che fino ad un minuto prima imploravano di essere suicidati cominciano ad avere paura e si scatenano gli istinti peggiori manco fossimo a Dogville. Che ve lo dico a fare? Il tutto avviene senza un vero perché nella migliore tradizione del nuovo cinema d’essai in cui piccole nazioni del centro Europa sfornano film del cazzo che tanto c’è sempre qualcuno che va a vederli e che resta incantato dal fatto di non capire esattamente cosa succede o dal fatto che mancando un comico romano che si rivolge a chiunque con un “malimortacci tua”, vi ravvisa anche una certa raffinatezza. Io dico… è come andare alla Biennale di Venezia e trovare una merda modellata a forma di nano da giardino. Il primo istinto è quello di restare basiti… ma poi in una sorta di ossequiosa succubanza si comincia a credere che l’arte sia quel qualcosa che non riesci a comprendere e visto che qualcuno più colto di te la messa in una teca di cristallo allora cominci a credere che forse vale qualcosa. Ora… il riferimento al nano da giardino lo capiranno in pochi…. Diciamo solo coloro che erano a cena con me un paio di giorni fa. Ma posso giurarlo… quella fu arte! Invece per Kill me please… mi fa quasi voglia di vedere un porno!

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