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Kill Me Please

Regia di Olias Barco vedi scheda film

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La recensione su Kill Me Please

di zombi
8 stelle

andrebbe visto il film di barco solo perchè non riesco a metterlo in un genere. da qualche parte ho letto che c'era da piegarsi in due dalle risate. io forse ho sorriso tre volte. in un bianco nero dove i bianchi sono gli accecanti bagliori della neve o delle vite dei clienti della clinica che aspettano l'aldilà e dove il nero è la ferocia di un genere nel quale fa rientrare il lungometraggio. un famoso attore/regista si fa ricevere dal primario. è molto nervoso. vuole capire come funziona. il primario invece si dilunga in una conversazione per conoscerlo meglio. ma l'altro non vuole farsi conoscere. vuole morire. ed è lì per quello. scappa da ridere. il primario cerca un posacenere per la cancerosa che sta nervosamente fumando il famoso attore/regista ma non lo trova e allora gliela prende dalle dita e la getta dalla finestra. fumare fa male. a distanza di qualche ora ritroviamo il regista in camera col primario che gli dice che si è informato e che non è vero che sta morendo. la bugia puerile del famoso artista era atta ad accorciare l'attesa. il primario se ne dispiace ma non può farlo morire. il prologo finisce col primario che urla  "VIVA! VIVA!" al famoso artista che si è tagliato una vena e sorride. l'ha fatto. ha tentato il suicidio. è in attesa di morire. viene salvato. titolo di testa e poi inizia il film. negli anni sessanta o settanta poteva essere fantascienza. come quel film con charlton heston dove i cadaveri diventano cibo per i vivi in un mondo sovraffollato. invece l'eutanasia, l'accanimento terapeutico, il diritto alla morte sono discussioni vive e dolorosamente attuali, anche se in italia si preferisce tacerne ed invocare un dio buono che tutto può. comunque... il primario non è un dottor morte assetato di sangue come nei migliori horror RKO. e non è un settarolo alla ricerca di soldi facili. cerca di persuadere i ricchi clienti a scegliere la vita. una vita che può essere dura ed ingrata o solamente un pò esigente. e non è un caso che l'unica che è in clinica per problemi seri alla fine decida di andarsene per decidere di continuare a vivere nonostante le grandi difficoltà. solo che poi intervengono anche gli abitanti dei villaggi vicini che in forma di figure non ben identificabili, come nei migliori horror transalpini cominciano a sparare sulla clinica. uccidendo. la tragicità della morte in forma di buchi in fronte o teste che deflagrano si scontra con il grottesco degli ospiti che scappano dalle pallottole come lepri con la volpe alla calcagna. vogliono morire in un letto. vezzeggiati. con l'ultimo desiderio. incazzosi, arroganti, non una bella fauna di cui far parte. il film ad un certo punto verso la fine diventa un western alla carpenter con gli assediati nel fortino che sparano attraverso le finestre contro gli assediatori(c'è pure una scena che sembra venire da "LA COSA" con l'ospite catatonico che convince il primario a dargli la pistola spacciandosi per un abile tiratore se non che il grilletto lo tira ma facendosi esplodere la testa... m'aspettavo che il suo corpo si smembrasse e si amalgamasse in qualche inconsulto fiore di carne direttamente proveniente da uno dei capolavori di john...). lo spettacolo(dei quali gli abitanti dei villaggi vicini non vogliono parlarne coi giornalisti nei frequenti telegiornali che il primario segue) finisce con una rappresentazione della marsigliese da parte di un'ospite della clinica. per tutti e per nessuno. per la natura indifferente a quella triste esibizione umana sempre pronta a riempirsi la bocca con la parola vita anche quando intende morte. che la neve seppellisca un tentativo(l'ennesimo!?)di rendere migliori gli esseri umani, miseramente fallito sotto le meschinità. che cali il sipario o una valanga di bianco abbaccinante.

Su Aurélien Recoing

sempre splendido. unico nel suo genere con uno sguardo che può essere spaventoso e rassicurante allo stesso tempo. gran bel'om!

Su Bouli Lanners

perfetto nel suo lisciarsi i capelli unti enigmatico nel suo aver perso la moglie... squallidamente esilarante sapere come. grande!

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