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In un mondo migliore

Regia di Susanne Bier vedi scheda film

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La recensione su In un mondo migliore

di barabbovich
10 stelle

Lasciata Londra dopo la morte della madre, il dodicenne Christian (Nielsen) va in Danimarca con il padre (Thomsen) e fa amicizia con Elias (Rygaard), con il quale viene vessato da un compagno di scuola. Si vendica. Così come decide di vendicare l'offesa, perpetrata a furia di schiaffi, che il padre di Elias (Persbrandt) - un medico che opera nell'Africa equatoriale per conto di Emergency - ha ricevuto da un energumeno, con modalità e conseguenze che rischiano di diventare irreversibili.
La Bier, una delle più grandi registe della storia del cinema, firma il suo capolavoro con un film che riesce a maneggiare prodigiosamente moltissima materia filmica. Costruito intorno alla figura del padre (quello di Elias è uno dei più straordinari che si siano visti sul grande schermo, il genitore che tutti vorremmo), il film mette in scena la dialettica tra razionalità e istinto, tra il tentativo gandhiano di educare all'esercizio, qui laicissimo, del porre l'altra guancia e il pragmatismo ruvido di chi vuole risolvere le cose con la violenza e sa che questa pratica è redditizia. In questo scontro tra testa e pancia nel perimetro di un'opera che riesce ad essere altamente morale senza mai sfiorare alcuna forma di moralismo, ritroviamo molti dei temi cari alla regista danese: la malattia e il tradimento (come in Open hearts), la guerra (come in Non desiderare la donna d'altri), il volontariato e la malattia (come in Dopo il matrimonio), l'elaborazione di un lutto e l'amicizia (come in Noi due sconosciuti) ma anche la separazione, la vendetta (il titolo originale del film, Heavnen, vuol dire proprio vendetta), la pietà, il bullismo. Con l'abituale sceneggiatore Anders Thomas Jensen, la Bier riesce nel miracolo di uno script quasi bergmaniano, intenso, commovente senza mai essere lezioso né stucchevole, con scene potentissime a cominciare da quella, da manuale, dello schiaffeggiamento dentro l'officina.
Strameritati sia il Gran Premio della Giuria che quello del pubblico come miglior film alla V edizione del festival internazionale del film di Roma (2010).   

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