Regia di Gareth Edwards vedi scheda film
"L'immagine di un bambino morto vale 50.000 dollari, quella di un bambino felice zero." e ancora: "Sai quali sono quelle pagate di più? Le foto di tragedie. Non le provoco io, le documento e basta. Tutti devono lavorare per vivere." Un fotoreporter riceve da un ricco editore la missione (impossibile) di riaccompagnare a casa la figlia, sana e salva. Puntellato da cartelli stradali, cartine geografiche e immagini televisive a ricordarci lo stato di emergenza della zona infetta e i suoi pericoli - dopo un incipit esplicito - eccoci di fronte a un intrigante esempio di cinema indipendente, un road-monster-disaster-movie girato in terra messicana con intelligenza e abilità. Il giusto approccio alla materia è dato dal taglio realistico delle riprese e dallo stile cronachistico della narrazione. Si perdonino i dialoghi naif. Protagonisti giusti il giusto, destinati a cadere l'uno nelle braccia dell'altro. Le creature tentacolate, la quarantena, l'esercito, la burocrazia, le maschere antigas, gli inghippi di confine, i guerriglieri e un viaggio molto duro e difficile. "Non si può lottare contro la natura." Tensione latente, ritmo discreto, commento sonoro efficace. Niente male. L'arrivo negli Stati Uniti finale richiama alla mente l'uragano Katrina e le sue devastanti conseguenza su New Orleans. Apocalisse (now) e camera a mano. Gareth Edwards, regista britannico quarantenne, ha buona stoffa, si accolla anche sceneggiatura, scenografie, montaggio, oltre alla riuscita fotografia.
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