Regia di Gareth Edwards vedi scheda film
Esordire con un film di fantascienza. Solo in Italia è, appunto, fantascienza. Da noi per buttarti in questo nobile genere devi chiamarti Salvatores, aver vinto un Oscar ed esser pronto a critiche pregiudiziali. Gareth Edwards, per sua fortuna, è nato altrove e così si regala come primo film un altro bel tassello della nouvelle vague della fantascienza moderna, quella di District 9. Mixata agli alieni-piovra che tanto ricordano, insieme alla traversata on the road, La guerra dei mondi o, nel finale aperto, E.T. Tutto si gioca nella “zona infettata”, striscia tra Usa e Messico presidiata da mostri portati da una missione spaziale finita male. E, si sa, gli alieni del nuovo millennio finiscono sempre nei posti più infami. Edwards ci sa fare, sfrutta il low budget a suo favore, gioca tutto sulla suspense e su pochi, abili effetti speciali, scrittura lo strafottente Scoot McNairy e l’irresistibile Whitney Able come strana coppia in fuga. Un ménage elementare come la cinemetafora politica: le armi chimiche contro gli extraterrestri, i bombardamenti americani che, secondo un graffito su un muro, non hanno ucciso i mostri ma 5.000 vittime civili, i muri che ricordano orrori ed errori che ben conosciamo. E reiteriamo. Perché gli ultra(anti)corpi da cui difenderci siamo solo noi.
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