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Ho ucciso Jess il bandito

Regia di Samuel Fuller vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ho ucciso Jess il bandito

di ethan
8 stelle

A St. Joseph (Missouri), il 3 aprile 1882, il leggendario Jesse James (Reed Hadley) viene ucciso a tradimento da un membro della sua banda, Bob Ford (John Ireland), allettato dalla ricompensa, che gli consentirebbe di sposare l'amata Cynthy (Barbara Britton), dalla quale però subisce il rifiuto proprio per aver tradito il fuorilegge: Bob, da quel momento chiamato lo 'sporco vigliacco', vagherà per il paese allestendo uno spettacolo teatrale in cui viene riproposto l'omicidio, accompagnato dallo spregio della gente e dal rimorso personale, fino a che l'agente Kelley (Preston Foster) metterà la parola fine sulla vicenda.

'I shot Jesse James', opera prima di un regista eccentrico e sperimentatore all'interno dei generi, nonché innovatore nel western, è uno tra i tanti film dedicati a uno dei miti del West, ma si distanzia subito dagli altri in quanto concentra il suo interesse sulla figura di Bob Ford, che subisce l'ostracismo per aver ucciso un bandito da molti considerato alla stregua di un eroe, un paladino dei poveri sudisti usciti con le ossa rotte e sconfitti dalla Civil War nel 1865.

Altro elemento di grande interesse è la rilettura del genere americano per eccellenza, che Fuller porterà avanti anche nei successivi lavori, costruendo un film in cui le scene negli spazi ariosi ed aperti della wilderness americana sono molto brevi e fungono da raccordo a sequenze ambientate in spazi limitati ed angusti, come le abitazioni occasionali dei banditi, i saloon fumosi, i teatri, le camere d'albergo, limitando le scene all'aperto alle polverose città di frontiera; di fatto, 'Ho ucciso Jesse James' è un western urbano, contaminato dal mélo, rappresentato dal contrastato amore di Bob Ford per la bella Cynthy e dal legame, che molti critici hanno paventato fosse a sfondo omosessuale tra lo stesso Ford e Jesse che, parere personale, ho riscontrato possa rientrare tra le amicizie virili ed il tradimento delle stesse - tema questo che ha attraversato il genere dagli albori fino al recente 'Brokeback Mountain', dove però il legame omoerotico tra i protagonisti è palese - data la maniera sfumata con cui viene presentato tale legame, troncato con un atto violento.

In una scena in cui Jesse si sta lavando in una vasca, lo stesso viene inquadrato dalla soggettiva di Robert Ford e penso che l'insistita inquadratura volesse sottolineare l'istinto omicida dell'uomo, poi messo in pratica di lì a poco e così pure la scena finale, in cui Bob morente afferma che ha ucciso Jesse perché: ''I loved him'', indichi più il rimorso ed il rimpianto per avere ucciso una persona a cui voleva bene piuttosto che il motivo per cui compì l'atto.

Fattori psicoanalitici e sentimentali a parte, il film è un'opera anche di rottura e di innovazione a livello tecnico, poiché Fuller inserisce elementi di linguaggio come il primissimo piano ed il dettaglio, che perfezionerà con l'ancor più bello 'Quaranta pistole' nel 1957, in anticipo di 15 anni su Sergio Leone, riuscendo anche a colmare lacune di budget con trovate ingegnose, usando come elementi di narrazione di fatti - l'omicidio di Jesse, l'arresto, la successiva scarcerazione e l'amnistia di Bob - inquadrando i titoli dei giornali dell'epoca, così come tutti i titoli di testa sono scritti come negli annunci di taglie ai tempi del vecchio West.

Mentre le significative sequenze dei due omicidi contengono delle inesattezze a livello di come si verificarono - Jesse fu colpito alle spalle mentre raddrizzava un quadro alla parete, ma era presente anche il fratello di Bob, Charlie, mentre quando fu lui stesso a soccombere la dinamica fu leggermente diversa - la scena più bella e straziante in assoluto è quella nel saloon, dove il menestrello canta la ballata di Jesse James, con Bob Ford, che nel testo viene definito 'dirty little coward', che dice al cantastorie di essere lui il protagonista della canzone e lo invita a continuare, in modo da subire il pubblico ludibrio degli astanti, tentando in tal modo di espiare il suo senso di colpa.

Grande prova di John Ireland che impersona Bob Ford, figura 'maledetta' e tormentata dal rimorso, uno degli antieroi per antonomasia delle tante storie di frontiera, che si staglia dal resto del cast, che fornisce prove tutto sommato nella norma.

Voto: 7/8 (v.o.).

 

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