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The Ugly Swans

Regia di Konstantin Lopushansky vedi scheda film

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La recensione su The Ugly Swans

di maurizio73
6 stelle

Famoso ed apprezzato autore russo che vive e lavora in America, viene richiamato in patria e incluso in una commissione internazionale delle Nazioni Unite che ha lo scopo di indagare su di una misteriosa setta di esseri mutanti detti 'idrolici' e sui i loro enigmatici discepoli, un gruppo di bambini superdotati tra i quali la figlia dello stesso scrittore. Questi sono asserragliati all'interno di un collegio difeso dalla barriera energetica creata da una misteriosa anomalia climatica di origine sconosciuta. Quando il governo decide di sferrare un attacco chimico per neutralizzare l'anomalia climatica ed i suoi sovraumani creatori, lo scrittore decide di restare sul posto, mettendo in salvo i piccoli allievi all'interno di un bunker sotterraneo. Quando ne uscirà qualcosa sarà irrimediabilmente cambiato.
Descrivere la trama di questo thriller psicologico, indeciso tra fantascienza e metafisica, senza rischiare di apparire prolissi o sprezzanti del ridicolo, è impresa assai ardua anche per via di una fondamentale irriducibilità della materia cinematografica agli elementi narrativi del soggetto letterario da cui trae spunto (l'omonimo racconto di Arkady e Boris Strugatsky) e delle suggestioni formali che si richiamano apertamente alla tradizione simbolica e allegorica del cinema russo. Similmente al successivo Target di Alexander Zeldovich è chiaramente debitore di una rielaborazione di quegli elementi che nell'opera di Tarkovskji (da Stalker a Solaris) trasfigurano nel constesto di una dimensione reale e futuribile insieme, una imponderabile immanenza, i segni premonitori (ammonitori) della spaventosa voragine che si apre sugli abissi della coscienza umana a contatto con una ineffabile alterità (divinità?).Questo cinema della transizione, del passaggio dall'ordinario allo straordinario, dalle certezze dell'esperienza sensibile (per quanto incredibili) allo smarrimento in una dimensione atemporale e immateriale, viene qui declinata in una sorta di viaggio iniziatico ed epistemologico di uno scrittore umanista e relativista alla ricerca di un primo contatto con una nuova civiltà, nè belligerante nè pacifica, nè (completamente) terrestre nè (forse) extraterrestre, che mette a repentaglio la stessa sopravvivenza della razza umana e della sua retrograda civiltà marziale,dove uno sparuto gruppo di 'illuminati' guidano i loro giovani e geniali adepti ( vedere alla voce 'I figli dell'invasione' - 1957- di John Wyndham da cui 'il villaggio dei dannati' di Wolf Rilla - 1960 - e di John Carpenter - 1995) alla conquista di un impero decadente e corrotto, similmente alle prime comunità di martiri cristiani ('Quanti erano i primi cristiani? Contro di loro c'era l'antica Roma,un impero, Nerone. Cos'è rimasto dell'impero?'). Sebbene alcune scelte stilistiche risultino accattivanti e suggestive (la fotografia virata al rosso degli esterni e quella al blu degli interni, la colonna sonora che evoca un lirismo dolente e sospeso, un indefinito clima dell'attesa) ne riesce un film decisamente squilibrato dove le precipitose incongruenze della trama (la rischiosa consulenza di un nano bellicoso, la prodiga solidarietà interraziale di una consulente meticcia, la burocratica ostilità governativa divisa tra commissioni conoscitive e sterminio chimico e chi più ne ha più ne metta) e la verbosa supponenza declamatoria dei dialoghi finiscono per spiegare più di quello che la forza delle immagini dovrebbe solamente suggerire, banalizzando gli esiti di una narrazione che si riduce ad una prevedibile morale pedagogica e antimilitarista, al risibile tentativo di una fallimentare comunione astrale.
Voyager Golden Record hold out, please!

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