Regia di John Wells vedi scheda film
Un discreto film, che si può comunque tranquillamente anche non vedere. Ha vari aspetti commerciali: non va a fondo di nulla, e per di più sta sempre dalla parte dei privilegiati, come si fosse un capitolo della telenovela “Anche i ricchi piangono”. Infatti alla fine la crisi nera sembra solo una parentesi.
Ma spunti di riflessione seria ci sono. I silenzi per la depressione della disoccupazione ci sono tutti. Quella corretta aura dì incertezza esistenziale, così atroce, tipica poi in quegli (e questi) anni, si vede. Così come il disgusto per il capitalismo che è retto da pochi padroni al vertice, che gestiscono in modo neofeudale la vita altrui, con una freddezza raccapricciante anche perché giustificata dall’efficienza. In realtà quei pochissimi continuano a guadagnare tantissimo, senza fare alcun sacrificio degno di tal nome, mentre altri vengono da loro mandati sul lastrico.
Inoltre ve elogiata la fotografia, specie sui paesaggi industriali abbandonati. Il cast eccezionale recita bene una produzione professionale ma ordinaria.
Ma manca una vera riflessione su chi l’ha innescata, quella crisi. Per questo la valutazione non supera la sufficienza. Anche se è centrato l’obiettivo di mostrare le angosce della vita quotidiana esposta all’impoverimento, in un modo inaspettato, ingiustificabile (se si guarda alle cause), aperto alla più dolorosa incertezza.
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