Regia di John Wells vedi scheda film
Bobby è un dirigente aziendale all'apice della sua carriera. La sua vita rischia di essere però sconvolta quando la multinazionale per cui lavora, alle prese con la crisi, lo licenzia senza troppe spiegazioni. Bobby, convinto di riuscire a trovare subito un nuovo lavoro simile al precedente, considera il periodo di disoccupazione una sorta di momento sabbatico e non mostra alcuna intenzione di modificare il proprio (elevato) tenore di vita...
Della serie "Anche i ricchi piangono", anche perché spesso cessano di essere ricchi. La crisi vista da quella fetta di classe dirigenziale americana, non così benestante da poter rinunciare a lavorare, e con una famiglia a carico, in cui i figli frequentano le migliori scuole e le mogli lavorano, ovviamente a un livello professionale ed eonomico inferiore (per esempio, la moglie di Bobby fa l'infermiera).
Sullo sfondo la legge di mercato (oramai pensiero unico) che a risollevare le sorti di un'azienda basti talora una sonora sforbiciata del personale e poi un'altra ancora, se la prima non è bastata: strano a dirsi ma fa parte di quelle categorie economiche su cui si basa anche il computo del PIL, per cui per esempio a livello governativo spendere in welfare è considerato un parametro negativo.
E intanto si consuma il dramma psicologico del protagonista e la sua difficoltà a elaborare l'accaduto e a cercare soluzioni, magari al ribasso, per non rinunciare al presunto livello di status sociale a cui ritiene di avere diritto. Non a caso spesso la via d'uscita è il suicidio (laddove nei film di Ken Loach l'operario licenziato magari muore di "semplice" malattia).
John Wells, più noto magari come produttore della serie E.R. e di altre di identico successo negli USA, sceneggia e dirige un dramma credibile, aiutato da un cast di prim'ordine, anche se non è sempre facile empatizzare con le vicende dei protagonisti, per quanto in difficoltà.
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