Regia di John Wells vedi scheda film
Convincente esordio al lungometraggio del regista Wells.
Bobby Walker è un manager in carriera, presso la GTX, una multinazionale di grande successo, ha una moglie, due figli e si concede una vita più che agiata: automobile di lusso, casa hollywoodiana, partite a golf. Un brutto giorno però, siamo nel fatidico 2008, la GTX a causa di quella recessione quasi mondiale, deve sfoltire l’organico e migliaia di dipendenti, tra i quali proprio Walker, vengono licenziati.
Comincia la parabola discendente di Bobby, in breve la sua vita passa dalle stelle alle stalle. Il tema è tutt’altro che originale, tuttavia il film funziona perché propone un punto di vista nuovo; quello di persone catapultate bruscamente da situazioni di grande opulenza a drammatiche condizioni di indigenza, al limite della sopravvivenza; il sogno americano si infrange contro le logiche di un capitalismo sfrenato, dinamiche ciniche e spietate, che salvaguardano gli interessi degli azionisti, ma non tutelano i dipendenti; la situazione è difficile da accettare, soprattutto per chi come il protagonista e altri suoi colleghi, ha partecipato alla fondazione e contribuito poi alla crescita dell’azienda. Walker continua ad indossare giacca e cravatta e a mandare curricula, persuaso che la sua professionalità sia spendibile sul mercato del lavoro e che prima o poi tornerà a fare ciò che faceva prima, ma poi deve prendere atto che un capitolo della sua esistenza è terminato e dunque deve ridimensionare le spese e riorganizzarsi la vita. Il pragmatismo e l’amore della compagna lo aiuteranno, non tutti saranno così fortunati. Il finale è un "happy end" molto cinematografico ma poco realista. Bella prova di tutti gli attori, in particolare di Ben Afleck
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