Regia di Zack Snyder vedi scheda film
Questo film è una favola! Una fiaba dai toni a tratti anche accesi e violenti, ma la cui immensa energia si coniuga sempre con una tristezza di fondo che ti avvolge come una magìa. Una favola che ti aggredisce, ti assale, ti spara a raffica mitragliate di suggestioni. Una favola che ti abbaglia e ti assorda. Che ti scuote e ti incanta. Una favola che è un ASSALTO AL CUORE nascosto dietro un ASSALTO AI SENSI. Un'esperienza psico-sensoriale importante. Devo subito dire che mi aspettavo qualcosa di diverso. Anzi, il trailer mi aveva un pò infastidito. Mi aspettavo un Circo Barnum tecnologico che fosse solo stordimento e frastuono, roba buona solo per teen agers sempre in cerca di due cose: tecnologia e demenzialità. E invece mi sono trovato davanti ad un Grande Spettacolo visivamente oltre il definibile (folle? stupefacente? stordente? eccessivo?), con toni tra l'epico e l'indie, tra il poetico e il punk, tra il filosofico e il selvaggio, tra il patinato e il lisergico. Un viaggio nella meraviglia che abbatte le porte della percezione, per immergersi nella follia di una fantasia no-limits. Niente di ciò che m'aspettavo, niente di più lontano dal videoclippismo giovanil-picchiatello cui ero rassegnato. Prima di tutto una gioia per gli occhi. Ma quest'ultima formula non tragga in inganno; essa viene di solito usata per descrivere le meraviglie degli effetti speciali. Qui non è proprio così. Qui gli occhi gioiscono scoprendo scenari incredibili e sfondi allucinanti, ma tutto questo rutilare d'immagini va declinato in modo speciale, cioè va filtrato attraverso il retrogusto di una malinconia insinuante che accompagna lo spettatore fin dalle prime dolorose sequenze di un dramma famigliare fino ad esplodere (implodere?) nella scena finale di un pullman che si allontana, mentre una voce fuori campo -spietata nella sua dignitosa ma gelida malinconia- ci pone nuovi interrogativi, ed esplora possibili risposte alla nostra insopprimibile esigenza di vivere da uomini e donne liberi. E la chiave che pare fornirci quella voce narrante è l'unica possibile: siamo noi gli artefici del nostro Destino, per quanto esso sia disseminato di prove dolorose e di mostri senza cuore. Questo singolare connubio di insinuante malinconia e di follia visionaria crea un corto circuito originale e irresistibile, a tratti struggente e a tratti altamente spettacolare, comunque mai banale e mai noioso. E a questo punto ci tengo ad una riflessione, che ne riprende un'altra analoga da me espressa in sede di commento di "Rango". E cioè l'attuale INUTILITA' del 3D. Sono convintissimo infatti che l'assenza del 3D abbia giovato al godimento delle spettacolari immagini, offrendole ai nostri occhi nel pieno della loro luminosità. Il 3D avrebbe rovinato tutto, dai limiti tecnici del "sistema" che avrebbero causato quel fastidioso "effetto buio" fino all'inevitabile distrazione d'attenzione rispetto ai contenuti della vicenda. Non mi vergogno a confessare che non sono riuscito a catturare del tutto il senso del film, ma ho la percezione che appartenga alle intenzioni di Snyder suggerire una certa inafferrabilità dell'anima intima del film....e forse anche in questo risiede parte del suo appeal concettuale. Una cosa che mi sento di poter dire però c'è: protagonista assoluto del film è il trionfo della fantasia che muove la giovane Baby Doll e le sue amiche. Esse possono, con la mente, abbattere ogni muro e neutralizzare ogni mostro fantastico. Con il corpo sono costrette ad esibirsi in patetici e umilianti balletti (genialmente oscurati alla visione del pubblico) ma nei medesimi istanti con la mente possono essere su un fronte bellico, pilotare aerei da guerra, affrontare creature mostruose. La fantasia della mente come strumento di Libertà. Che nessun secondino-infermiere potrà mai controllare o imbrigliare. Una considerazione intorno al "tipo" di visionarietà che Snyder ci propone. D'accordo, ci sono mostri alati e scenari di guerra che evocano una tendenza all'ipertrofismo tecnologico, ma c'è dell'altro (ed è ciò che io adoro): vale a dire il costante ed intrigante richiamo ad un gusto vintage. E quando parlo di "gusto vintage" mi riferisco a certi costumi (ma anche atteggiamenti) delle ragazze che mi hanno ricordato vagamente "Faster Pussycat", oppure a una sequenza in trincea che mi ha riportato al cinema di Jeunet in "Una lunga domenica di passioni". I teen agers stanno affollando le sale, ed era prevedibile, loro ci vanno a nozze con esplosioni/fuoco/fiamme ed osservano tutto con gli occhi degli smanettatori di videogames. Ma noi (intendo noi che amiamo il cinema sul serio) dobbiamo fare un piccolo sforzo per andare OLTRE il muro di rumori e di bagliori, superato il quale planeremo sul Pianeta del Fantastico. Perchè sarebbe veramente misero e penoso interpretare un film così potente catalogandolo solo alle voci "fracasso" e "frastuono". No. Zack Snyder si rivela qui cineasta personalissimo e ambizioso, tanto da autorizzarci ad usare il termine "autoriale" a proposito di questo film. E lo affermo da spettatore imparziale, dato che le due precedenti opere dello stesso regista mi avevano visto assumere posizioni opposte. "Trecento" mi aveva colto poco interessato se non irritato, mentre per lo splendido "Watchmen" avevo gridato al "quasi capolavoro". La vicenda è semplice nel suo schema narrativo, ma è anche complessa nell'evolversi psicologico delle giovani protagoniste. Una ragazzina tiranneggiata da un viscido patrigno viene internata in una specie di manicomio, dove stringe alleanza con altre coetanee sventurate. Dentro quelle mura, su uno sfondo bizzarramente teatrale, quelle giovani inseguiranno un loro percorso di Libertà, su due diversi fronti: uno reale (che le vede vessate da un losco carceriere) e uno di pura fantasia in cui ogni avventura è possibile. Il cast, ben assortito, si presenta di livello discreto. La protagonista, Emily Browning, se la cava dignitosamente pur senza toccare vertici altissimi. Molto brava (e soprattutto bellissima!) Abbie Cornish. Spicca il talento di Carla Gugino, in un ruolo ambiguo e sfumato, quello di una sorta di precettrice delle ragazze recluse, parallelamente alle quali anch'essa perseguirà una scelta di Libertà. Da segnalare poi un cammeo dell'ottimo Jon Hamm nel misterioso ruolo del "Giocatore". E poi il vero "Special Guest" del film: un carismatico vecchio saggio-comandante-guru impersonato dal veterano Scott Glenn. Ma su tutti svetta il diabolico istrionismo di un viscidissimo Oscar Isaac, davvero eccezionale nell'esprimere l'essenza della Malvagità. E per concludere un cenno alla (fondamentale!) colonna sonora, per la quale è stata condotta un'operazione particolare. Si sono presi dei classici del rock affidandoli ad artisti diversi da quelli naturali, se non addirittura a qualcuno degli attori. Tra queste celebri song: "Sweet dreams", "White rabbit", "Tomorrow never knows", "We will rock you" e diverse altre. Chicca finale (da non perdere sui titoli di coda): Carla Gugino e Oscar Osaac che duettano in una formidabile versione riarrangiata di "Love is the drug" dei Roxy Music. Ripeto: secondo alcuni "blockbuster fracassone", per altri "film potente e visionario". Io sono per la seconda opzione.
Voto: 9/10
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