Regia di Charles Ferguson vedi scheda film
Documentario incalzante, molto tecnico, ricco di termini che nel frattempo abbiamo imparato un po’ tutti a conoscere, almeno per sentito dire, sulla finanza, soprattutto sul fragile, chiamiamolo così, sistema che ha portato benefici a pochi e rovinato la vita a tanti.
Così si parte dal crack del sistema bancario islandese, considerato florido e solido fino a pochi giorni prima del suo collasso, passando alle società come la Lehman Brothers (stesso discorso dell’Islanda) per arrivare alle compagnie di rating tanto brave e veloci a declassare il giudizio sugli Stati quanto evanescenti quando si tratta di dare giudizi di merito su società finanziarie poggiate sul raggiro dei piccoli investitori.
Non ci vuole molto a capire chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso in tutte queste dinamiche “sporche” e senza ritegno, Charles Ferguson racconta così la crisi economica del 2008 partendo dalle origini, fino ad arrivare alle conseguenze.
E lo fa avvalendosi di accurate ricerche, intervistando funzionari e analisti che spesso si ritrovano nella posizione di non poter rispondere, incalzati da domande spinose (per quanto se vogliamo banali e dalla risposta facile).
Il quadro che emerge fa notare come il mondo della finanza sia, nonostante quanto successo, ancora nelle posizioni di comando di chi dovrebbe vigilare, d’altronde se il controllato è dentro ai meccanismi di controllo e se ormai quest’ultimi sono sotto minaccia costante non ci possiamo attendere grandi cose.
Ed infatti nel frattempo il mondo, soprattutto gli Stati Uniti, è andato avanti senza applicare norme convincenti a tutela di chi ci mette il grano producendo ricchezza e non sogni; per questo è decisamente appropriato il paragone che si fa tra un ingegnere che costruisce i ponti, quindi cose reali e utili e l’ingegnere finanziario che invece promette sogni e che nel frattempo guadagna decine di volte di più, soprattutto defraudando il cliente.
Il documentario scorre come un fiume in piena, guarda al sodo (così lo spazio destinato alle “vittime” è poco, ma la scelta è appropriata allo sviluppo scelto), caustico e le conclusioni non sono/erano beneaguranti per il futuro.
Insomma il sistema è compromesso irreparabilmente, poggiato su di un equilibrio precario che potrebbe sempre implodere di nuovo.
In sintesi si tratta di un documento da vedere, certo fa preoccupare, ed incavolare sul serio, vedere come certi meccanismi si siano evoluti, partendo da promesse di prosperità per tutti fino ad arrivare al collasso sistematico, però non si può far finta di niente, anche perché on ogni probabilità non possiamo più permettercelo.
Consigliato, con la doverosa premessa che il vostro umore non migliorerà a fine visione.
VOTO : 7,5/10.
Stavolta non c'è proprio niente da ridere.
Stile asciutto e incisivo, un fiume di parole, interviste, domande, spiegazioni, che costruiscono un percorso informativo molto interessante e dettagliato.
Concreto e preciso.
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