Regia di Heidi Ewing, Alex Gibney, Seth Gordon, Rachel Grady, Eugene Jarecki, Morgan Spurlock vedi scheda film
Prima hanno scritto un saggio, Freakonomics. Il calcolo dell’incalcolabile (che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in 35 lingue). Poi, su quella base, i due economisti Steven D. Levitt e Stephen J. Dubner hanno realizzato anche un documentario, Freakonomics. Le divertenti verità sulla crisi, per la cui regia si sono affidati a un team di acclamati registi (Morgan Spurlock, Alex Gibney, Eugene Jarecki, Rachel Grady e Heidi Ewing) avvezzi ad argomenti certo non tradizionali (hanno firmato, rispettivamente, Super Size Me, Taxi to the Dark Side, Why We Fight e Jesus Camp). Non è da meno Freakonomics, bizzarro già dal titolo, una crasi tra le parole “freak” (“stravagante”) ed “economics” (intesa come scienza sociale). E difatti la pellicola, strutturata quasi fosse un libro, con tanto di introduzione, capitoli e tono al limite del didascalico, sostiene teorie a volte curiose ma senza dubbio interessanti (tra tutte, quella che mette in relazione l’aborto legalizzato con la diminuzione della criminalità organizzata). L’obiettivo è infatti quello di spiegare la cosiddetta “nuova economia” attraverso alcune dinamiche sociali, che almeno in teoria dovrebbero essere regolamentate dalla logica degli incentivi e da una sostanziale consapevolezza delle proprie azioni. Non si dubita, quindi, della buona fede degli autori ma l’impressione finale è che forse, questa, non basti.
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