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Love Exposure

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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La recensione su Love Exposure

di cheftony
10 stelle

“Io sono attratto dai peccati. Ho cominciato a fare foto di mutandine perché dovevo peccare. Non perché mi eccita, perché era peccaminoso.”
“Quando dici peccati, intendi dire crimini?”
“No, peccati in senso biblico. Non ho mai avuto un’erezione fino a quando ho incontrato questa persona meravigliosa. Quando ho visto le sue mutandine, mi sono reso conto di quanto sono meravigliose. È stato in quel momento che sono diventato un vero pervertito!”

 

Love Exposure ?????? (2009) – Genkinahito

 

Yu Honda (Takahiro Nishijima), proveniente da una famiglia molto devota ed osservante, perde in tenera età la madre, alla quale era molto legato e alla quale aveva promesso che un giorno le avrebbe presentato una ragazza come la Vergine Maria da sposare. Il padre Tetsu (Atsuro Watabe) si rifugia ancor più nel cattolicesimo per reagire alla dolorosa vedovanza, fino a diventare a tutti gli effetti sacerdote pochi anni dopo. Yu, ormai adolescente, conserva un buon rapporto col misurato genitore, almeno fino ad un evento che sconquassa nuovamente la vita di Tetsu: l’incontro con un’anomala e sciroccata fedele in abiti succinti, Kaori (Makiko Watanabe), destinata a diventare in breve tempo l’amante clandestina del prete, salvo poi abbandonarlo.
L’atteggiamento di Tetsu muta repentinamente: diventa invasato ed opprimente, costringendo l’impeccabile figlio a confessargli peccati mai commessi affinché possa ancora definirsi un buon cristiano. Quando nemmeno le frottole funzionano più, Yu comincia a commettere peccati di proposito: dapprima si unisce ad un simpatico terzetto di teppistelli e, attraverso loro conoscenze, apprende i rudimenti di tecniche acrobatiche accompagnate alla fotografia voyeuristica sotto le minigonne delle ragazze. I quattro diventano in breve tempo dei veri maestri, arrivando a collezionare migliaia di foto di mutandine scattate di nascosto.
Yu giunge per vie traverse a conoscere – pressoché in contemporanea – due ragazze che gli stravolgeranno la vita: una è la graziosa Yoko (Hikari Mitsushima), figlia di un padre violento e donnaiolo che l’ha portata a detestare tutti gli uomini e ad imparare diverse arti marziali per difendersi e – perché no? – aggredire uomini in giro per strada. Inoltre, una delle compagne del viscido genitore è proprio la Kaori che ha lasciato il sacerdote Tatsu. L’altra ragazza in questione è Aya Koike (Sakura Ando), anch’essa problematica figlia di un padre punito con l’evirazione per le sue violenze, nonché alta dirigente di una setta che sta facendo il pieno di adepti in giro per il Giappone, la Chiesa Zero.
Yu capisce istantaneamente (con la sua prima erezione) che Yoko è la Vergine Maria che attendeva da sempre. Il problema è che, avendo perso una scommessa con i suoi compari, si ritrova a conoscerla sotto mentite spoglie, ovvero vestito da donna in abiti neri…

 

“Tutti dicono di essere alla ricerca di Dio, ma credo che in realtà stiano cercando qualcos’altro – la felicità o una “connessione”, per così dire. In Giappone tutti i tipi di connessione e di relazione stanno cadendo a pezzi, compresi i legami familiari. Non puoi fidarti di tuo padre. E nemmeno di tua madre. Di chi puoi fidarti, allora? Hai bisogno di qualcos’altro o di qualcun altro. Ed è qui che entrano in gioco le sette.” [Sion Sono]

 

Heading East: Love Exposure (2008) — Talk Film Society

 

È difficile anche solo cominciare a parlare di “Love Exposure”: è un film gigantesco, torrenziale, incontenibile, non fosse altro per i 237 minuti di durata (vale a dire 3 ore e 57 minuti) in cui si hanno rare occasioni di tirare il fiato. La trama sopra esposta non è che un piccolo assaggio. Suddiviso in capitoli di lunghezza variabile, “Love Exposure” fa scorrere un potente titolo di testa dopo ben 58 minuti, in coincidenza con la materializzazione del tanto annunciato miracolo che fin lì scandisce gli eventi. Il miracolo è rappresentato dalla folgorante apparizione di Yoko, la lungamente attesa Vergine Maria di Yu; una moderna madonna nipponica dalle fattezze di studentessa misandrica, appassionata di eroine della musica punk e rock occidentale, di Gesù Cristo e di Kurt Cobain, con tanto di divisa scolaresca, gonna alzata al vento più volte e pronta a menar le mani con un gruppo di balordi. Tale è il livello di dissacrazione che Sion Sono intende raggiungere, tanto per capirci, nonostante il Giappone sia un Paese in cui il cristianesimo rappresenta una fetta assai minoritaria dei culti praticati.
Emerge con chiarezza un attacco in senso lato ai fanatismi, alle religioni e alle istituzioni che vi si accompagnano, illusori e corrotti refugium peccatorum a cui le persone si aggrappano nei momenti di difficoltà; la setta Chiesa Zero, per quanto tratteggiata in maniera un po’ manchevole e non sempre adeguatamente inquietante, non è che il rovescio della medaglia della Chiesa ufficiale (al pari dell’industria pornografica, anch’essa dogmatica e in cerca di adepti). Lo stesso Sion Sono racconta di esser scappato di casa a 17 anni e di essersi successivamente unito ad una specie di setta, la quale altro non era che la nota Chiesa dell’Unificazione. “Love Exposure” presenta una premessa iniziale abbastanza fasulla quando dice che gli eventi sono tratti da una storia vera, ad ogni modo; il regista ha affermato di essersi ispirato ad un amico patito di foto sotto le gonne delle ragazze, la cui sorella si era unita ad una setta. Il resto è pura e folle invenzione, ovviamente non priva di radici ancorate alla reale società giapponese, centro dell’opera satirica di Sono.

 

Love Exposure ?????? (2009) – Genkinahito

 

A tal proposito: sì, in “Love Exposure” si ride di gusto nell’osservare le acrobatiche scorribande di Yu e compari per le strade di Tokyo mentre praticano fotografia voyeuristica, il cosiddetto tosatsu; se nei lidi più occidentali la quasi analoga pratica dell’upskirt è deprecabile, inaccettabile e perseguibile, va ricordato che in Giappone la sessualità è quantomeno particolare e le mutandine usate dalle adolescenti sono perfino in vendita presso appositi distributori automatici. Non c’è dunque da stupirsi nel vedere un pervertito (hentai) ricoprire i panni del personaggio più innocente, esilarante e versatile del film. Parliamo comunque di un pervertito assolutamente sui generis: Yu è un puro indotto al peccato dalla repressività della dottrina cattolica paterna, ma non trae eccitazione dai suoi gesti e le sue erezioni – caricaturali e ricorrenti – si manifestano esclusivamente al pensiero dell’amata e verginale (Maria) Yoko. L’ossatura di base di “Love Exposure”, alla fine, è quella di una commedia romantica in cui si aggrovigliano caterve di temi e contaminazioni: la succitata invettiva sociale e religiosa, il dramma della disgregazione e della violenza familiare, le arti marziali, l’ero guro, lo splatter, l’azione, le stragi scolastiche, perfino i women in prison movie giapponesi anni ‘70 (Sasori-san, nota anche come Miss Scorpion, ne era un personaggio archetipico). Tutto questo, per quanto incredibile possa sembrare, si fonde brillantemente e quasi ogni scena lascia l’impressione di aver assistito a qualcosa di mai visto prima.
Gran parte del merito va ad una sceneggiatura – anch’essa a firma di Sono – complessa e debordante, la cui trama procede costantemente per salti temporali dove registri, scenari e protagonisti cambiano senza sosta. Per quanto questo possa spaventare a livello di fruibilità, in realtà “Love Exposure” si segue benissimo, anche perché alla fine i personaggi da seguire sono essenzialmente cinque; quello che più funge da raccordo ed elemento di tensione è la luciferina Aya Koike interpretata da Sakura Ando, senza nulla togliere ai due protagonisti Takahiro Nishijima e Hikari Mitsushima, originariamente stelline adolescenti del J-pop ma qui in veste di attori splendidamente in parte. La regia di Sono esalta le due giovani e adorabili popstar e la magnetica Ando con continui movimenti liberi di camera a mano, zoomate, primi piani sui loro volti puliti. Restando in argomento di musica, il tema portante è l’efficace e atmosferico brano “Hollow me” della band Yura Yura Teikoku, ma lungo il film ricorrono anche celebri composizioni di Ravel e Beethoven.
Con “Love Exposure” Sion Sono si conferma un autore imprevedibile e – a detta di molti – anche un pazzo furioso. Ci sono arrivato con un po’ di ritardo, ma probabilmente non è mai troppo tardi per scoprire film così originali, senza compromessi e, a loro modo, unici. Non farsi condizionare, dimenticare gli accenni sulla trama, prendersi quattro ore di tempo e rischiare: ne vale la pena!

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