Regia di Giuseppe Gaudino vedi scheda film
Un manichino femminile è alle prese con lo struggimento per il suo amato che l'ha abbandonata. Decide infine di ucciderlo a colpi di pistola, ma si trattava solo di una sua fantasia di artista.
È un'opera grandiosa e allo stesso tempo un macigno per lo spettatore, nonostante i quarantadue minuti scarsi di durata: il risultato ottenuto da Giuseppe M. (Mario) Gaudino con Aldis è a dir poco sorprendente; un film che punta tutto sulla tecnica, sulla fantasia e sulla poesia, dimenticandosi però della spendibilità delle immagini, del fatto insomma che al di là dello schermo c'è anche un pubblico. Normale che qualcosa del genere accada, in fin dei conti, con un regista 28enne da poco diplomatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia, grazie al quale mette in piedi questo lavoro; Aldis trasuda ambizione, ma ben poco lascia alla visione, alla finalizzazione concreta dei suoi sforzi: suggerimenti, supposizioni, vaghi spunti e una quasi totale mancanza di logica nella narrazione, dispersiva e forzatamente frammentata come il manichino protagonista. Interessante come saggio tecnico, questo sì, e come omaggio al cinema muto; in tal senso funzionano bene le musiche di Stefano Vizioli. Gaudino si occupa anche di “scene costumi ambientazioni trucchi ripresa fotografia effetti speciali montaggio” (dai titoli di testa), mentre per la regia si avvale della collaborazione di Valentina Sebastiani. 4/10.
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