Regia di Wee-an Choi vedi scheda film
Sung-jae ha una voglia matta di andar via. Via dalla monotonia di una vita in ostaggio. Via da un padre padrone che l'ha scelta come capro espiatorio dei propri fallimenti. Via dal proprio passato, dal presente e da un futuro già segnato e ogni giorno più grigio. Ogni giorno è uguale all'altro, per lei, cresciuta in una famiglia ormai dissolta da anni, sbriciolata da un padre dispotico e manesco che ha costretto la madre a fuggire portandosi dietro il figlio maschio e lasciandola in balia della sua prepotenza: oggi Sung-jae è una donna sola, non parla e non sente, e il suo unico impiego, il suo unico impegno, è accudire l'uomo, ormai anziano e avviato verso una demenza precoce, che da sempre le ha impedito di poter aspirare ad una propria indipendenza. La loro casa è in un villaggio sperduto nella Corea del Sud, una zona rurale che il governo ha deciso di riqualificare. Unici ospiti graditi sono le rane, che lui considera medicina universale, mentre malsopporta il brio del marmocchio dei vicini, e limita al minimo indispensabile i contatti con tutti gli altri intimando alla figlia di fare lo stesso. Sung-jae vorrebbe volare lontano dal vuoto pneumatico di un'esistenza fatta di distanze, ma non le riesce nemmeno di affidare la sua fuga all'immaginazione, ai sogni ad occhi aperti, anch'essi soverchiati e annichiliti dall'opprimente lascito di un'infanzia mai vissuta. Riuscirà mai a liberarsi dai fantasmi? Riuscirà ad affrancarsi dalle perversioni, dalla volgarità e dalla violenza del padre?
Tratto dal racconto Game of the Night di Oh Jung-hee, Today and the Other Days è il promettente esordio del regista Choi Wee-an, un film ostico e affascinante caratterizzato dal ritmo lento con cui il regista mette in scena la quotidianità di questa famiglia minima evidenziandone con pudore le abitudini deviate, intervallato ora da flashback rapidi nervosi e concitati che ne raccontano il passato, ora da slanci onirici più complessi atti a raffigurare sogni incubi e visioni dei due protagonisti. A fronte di una trama piuttosto semplice, Choi sceglie dunque la via della stratificazione, dissemina il film di informazioni, suggerisce soluzioni, rendendo il tutto meno intuitivo e più stimolante di quanto sarebbe stato attraverso una lettura lineare. Nonostante qualche perdonabile caduta di tono (l'apparizione delle messaggere di Dio, francamente evitabile) il film vale proprio per la sua varietà, per la sobrietà con cui spazia tra presente e passato, tra realtà ed immaginazione, per il suo alternare momenti scabrosi ad altri all'insegna del lirismo, per la ricerca costante del punto d'incontro tra crudezza e poesia.
Il rapporto privo di dialogo (se si eccettuano gli insulti di lui) e di empatia tra i due protagonisti è reso in maniera tremendamente realistica ed efficace: la sudditanza psicologica, la disperazione e l'assuefazione della figlia, incatenata da sempre ad una vita di soprusi e sottomissione, è discendente diretta della personalità dittatoriale e castrante del padre, che continua a tenerla in pugno nonostante la propria sopraggiunta demenza in virtù del debito di "irriconoscenza" di chi non ha strumenti per conoscere condizioni diverse da quella della vittima. Un padre talmente preso dal proprio egotismo da non saper comprendere i danni irreversibili arrecati alla psiche di chi gli sta (o gli è stato) attorno, e capace di trovare un briciolo di umana pietà solo per sé stesso.
Today and the Other Days è un'opera coraggiosa e sorprendente che cerca di arrivare al cuore attraverso immagini dure e tematiche impegnative, che evita il patetismo e le morbosità gratuite o calcolate, e che, con equilibrio e coerenza, porta il discorso fino in fondo, fino all'ultima intensa mezzora, preludio ad un epilogo cinico beffardo ed inevitabile. Davvero niente male per un esordiente.
Piccoli Kim Ki-duk crescono.
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