Regia di Sergio Nasca vedi scheda film
Se prima di vedere il film di Nasca lo spettatore si prende la briga di leggere da qualsiasi parte la definizione del termine sapròfita, saprà già, grosso modo, come andrà avanti la trama. Col termine saprofita, dal greco σαπρος (sapros) "marcio" e φυτον (phyton) "pianta", si indicano quegli organismi che si nutrono di materia organica morta o in decomposizione. (https://it.wikipedia.org/wiki/Saprofita). La stessa tattica adotta, sempre più consapevolmente, il giovane Ercole, ex seminarista, assunto da una famiglia borghese che sembra destinata al disfacimento fisico e morale. Alla fine, Ercole saprà trarre a proprio vantaggio perfino gli strumenti della religione, quali la credenza nei miracoli. Il saprofita è un film che nasce dagli umori già sondati dal Bellocchio di I pugni in tasca e di Nel nome del padre, nonché dal Samperi di Grazie zia. Sergio Nasca mostra un occhio abbastanza attento agli aspetti più ributtanti e grotteschi di quanto va descrivendo, non ultime le ipocrisie della religione (le beghine in chiesa notano che la baronessa, dopo la confessione, se ne va senza penitenza), ma si rivela di non altrettanta personalità rispetto ai suoi maestri. Il prosieguo della sua carriera registica è lì a darne la riprova.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta