Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film
Le vicende parallele di alcune coppie in crisi o in formazione, tra corna, bilanci esistenziali (si fa per dire) e differenti modi di vivere l'amore e il sesso. Brizzi, Veronesi, Miniero, Genovese... i nomi nuovi della commedia all'italiana sono diversi ma praticamente intercambiabili: i loro film sono tutti identici, rassicuranti sciocchezzuole di chiara derivazione televisiva (la parentela con le famigerate fiction è abbastanza evidente), furbescamente studiate per permettere l'identificazione dello spettatore negl'italici vizi e difetti rappresentati sullo schermo. Risate innocue (e francamente nemmeno chissà quante), prive di qualsiasi tentativo di reale introspezione e di pungente satira di costume: tutto resta sulla superficie dei temi trattati, all'insegna di una banalità spesso disarmante e di una totale lontananza dal paese reale e dai suoi seri problemi politici e sociali, a maggior ragione in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. Ma è possibile che i protagonisti di queste "nuove" commedie all'italiana siano sempre benestanti e privi di qualsiasi problema reale? Ma l'avete mai vista una infermiera single che con un lavoro ed un affitto sul groppone prende un "aereo per l'antartide" (sic!) per andare a salvare le balene? E quante volte vi è capitato di commentare il possibile divorzio di un conoscente con la frase "qua si prospettano almeno diecimila euro di alimenti"? Mi si obietterà che la cosa è voluta perché il pubblico al cinema vuole svagarsi con storie spensierate e rilassanti e disimpegnare le proprie serate nella contemplazione di stili di vita ricchi ed irraggiungibili, io rispondo che è proprio con questo continuo svagarsi e mirare al disimpegno, in tv come al cinema, che la nostra società si sta rimbambendo totalmente e perdendo il contatto con la REALTA' che, maledizione, è dura, difficile, incasinata e rimuoverla anestetizzando la propria coscienza non serve a niente se non a permettere alla casta che ci governa di farci credere che va tutto bene e che non è la cinghia che si sta stringendo, ma siamo noi che ci stiamo mettendo in forma. E' deprimente pensare che in un periodo di caos economico e sociale come il dopoguerra in Italia sia nato il neorealismo che ha generato i capolavori che sappiamo oppure che, in tempi più recenti, il thatcherismo in Gran Bretagna ha stimolato la reazione del cinema "impegnato" di autori come Ken Loach, con le sue strepitose ed amarissime commedie proletarie mentre in Italia oggi non riusciamo ad andare oltre i filmetti dei Brizzi, dei Miniero, dei Genovese, totalmente ripiegati alla contemplazione dell'ombelico del (si fa per dire) Bel Paese, in omaggio ad un interminabile riflusso che, iniziato negli anni '80, sembra non avere mai fine nelle coscienze dei nostri connazionali. Rispetto ai suoi esimi (vabbe') colleghi, Brizzi può contare su una non disprezzabile leggerezza di tocco che lo fa preferire leggermente, ma che purtroppo non basta per raggranellare le proverbiali tre stelle di una sia pur risicata sufficienza: "Maschi contro femmine" inizia in maniera tutto sommato abbastanza piacevole per cadere rapidamente nel più imbarazzante dei vuoti pneumatici, peraltro punteggiato da assurdità ed incongruenze assortite (tra le più "spassose" il già citato "volo per l'antartide" dove, peraltro, i cellulari "prendono" tranquillamente, il risibile triangolo etero-lesbo (con progressiva prevalenza dell'elemento etero perché fa tanto trendy fare gli alternativi ma la "normalità" deve sempre trionfare), la giocatrice cubana di pallavolo totalmente imbranata che non si capisce perché diavolo sia stata ingaggiata se è tanto scarsa, il presidente della suddetta squadra di volley di Novara con forte accento romano, moglie genovese e figlio convivente con due toscani... potrei continuare per ore ma credo si sia capito il concetto. Nell'insieme si ride abbastanza poco e il baratro comico lo si tocca con l'ironia (tra virgolette) sulla foto degli "zii ciccioni del Molise, quelli che parlavano in maniera gutturale"... immagino a Campobasso e dintorni come siano contenti di essere rappresentati in maniera così gradevole e stereotipata... ma tanto da quelle parti parlano in maniera gutturale e non avranno nemmeno capito... solidarietà agli amici molisani. Cast variegato e di buon livello ma sviluppato in maniera decisamente diseguale, con sottotrame lasciate in sospeso, personaggi sottoutilizzati (Bisio, Brilli, Solfrizzi e Littizzetto, in pratica i più divertenti del lotto) e altri francamente sovraesposti (Paolino Ruffini mi è sempre stato simpatico ma ormai è dappertutto, cucinato in tutte le salse, ben oltre le sue oggettive capacità recitative). Tutti bravini ma senza grandi guizzi: alla fine, in effetti, la vera rivelazione del film risulta essere il prosperoso decollete di Chiara Francini: quattro stelle a lei, non più di due a questo inutile film.
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