Regia di Manuel Mur Oti vedi scheda film
Buon melodramma spagnolo, non molto dissimile dai film italiani dello stesso periodo, ma con la sua dose originalità. Uno dei suoi meriti maggiori è di saper rappresentare momenti emotivamente molto forti senza calcare in modo eccessivo il pedale dell'enfasi e della teatralità, e mantenendo la forza drammatica delle scene e della storia nel suo insieme. In altre parole, non si giunge mai ai toni del melodramma fatto a tavolino per far piangere lo spettatore e della sceneggiata napoletana. Le disgrazie che piovono addosso alla povera protagonista potrebbero sembrare eccessive, se non altro per il fatto della loro rapida successione, ma ad essere sinceri la vità riserva talora simili sventure anche nella realtà. Accanto alla brava e ignota (per noi italiani) protagonista, troviamo un giovane e sbarbato Fernando Rey, efficace nel ruolo del poeta più nell'aspirazione che nei fatti. E' spregiudicato e qualunquista esternamente che sotto la scorza, perché quando il gioco si fa pesante e diventa dramma mostra di avere una coscienza e tenta anzi di riparare il male che aveva innescato.
Il finale religioso appare dettato da fede sincera, più che una volontà di creare una scena forte o far presa sul pubblico credente (come a volte si trova in certi melodrammi italiani). Molto bella e intensa la lunga corsa nella pioggia della protagonista.
Girato in pieno franchismo, il film non contiene propaganda politica, e anzi non nasconde la povertà di certi strati della popolazione e la disumanità di certi datori di lavoro.
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