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American Life

Regia di Sam Mendes vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su American Life

di laulilla
8 stelle

L'America di un decennio fa (ma non solo, forse); le insicurezze e le angosce dei giovani che devono, fra mille difficoltà, trovare la forza per vincere la paura di vivere.

 

Burt  (John Krasinski) e Verona,  (Maya Rudolph), i protagonisti del film, sono due trentenni innamorati e  in attesa del primo figlio, che vivono, come tanti loro coetanei,  all’insegna della precarietà: abitano in una casa che va a pezzi; lavorano, mal pagati e finché dura il loro contratto a termine. Burt è costretto non solo a fingersi più adulto, ma anche ad assumere la voce dello yankee ottimista, per vendere, al telefono, qualche prodotto assicurativo; Verona invece crea illustrazioni per manuali di anatomia patologica.

 

La provvisorietà della loro condizione influisce sulle loro scelte: vorrebbero, per il futuro del bebè (una bambina) in arrivo, trovare un riferimento solido: i genitori di lui, per esempio (lei non li ha più), vicino ai quali abitano, i quali, però, essendo completamente autonomi e allegramente egoisti, non si commuovono per il prossimo lieto evento o, almeno, non al punto da rinunciare ai progetti coltivati da tempo. Se ne andranno, perciò, per due anni affittando la loro casetta con giardino, sulla quale i due giovani contavano, per dare alla figlioletta una casa accogliente e stabile, nonché uno spazio verde per i suoi giochi.


A Burt e Verona non resta che trovare da soli una sistemazione dignitosa.

Il loro viaggio on the road, percorso di formazione, diventa la ricerca di un nucleo familiare amico e ben organizzato, ancoraggio sicuro intorno al quale far crescere la nuova famiglia, ricevendo e offrendo solidarietà e aiuto.

Gli incontri, che la coppia aveva scrupolosamente programmato, sono tutti molto deludenti: con ritmo incalzante e ferocemente sarcastico, il regista ci descrive alcune famiglie, dagli Stati Uniti al Canada, grottesca galleria di “mostri”, che sembrano adoperarsi solo per l’infelicità dei figli, per incoscienza volgare e spietata; per ottusa fedeltà ideologica alla moda new – age; per incapacità di coltivare affetti quando si è in carriera; perché ci si lascia, quando non si ama più, abbandondonando i figli nella solitudine più nera; perché se ne adottano troppi, quando non se ne hanno…

 

I giovani e insicuri Burt e Verona, insomma, dovranno contare solo su se stessi: quello che potrebbe sembrare naturale, non essendo il ruolo di genitori delegabile, né le responsabilità surrogabili, è diventato infine consapevole accettazione di sé e del proprio futuro.

 

 

 

 

 

Sarà il luogo in cui Verona ha iniziato a vivere, la casa della sua famiglia - ora disabitata e un po’ squallida, ma ancora bella per la sua posizione fra lago e giardino e, soprattutto, meravigliosa per la ricchezza dei ricordi caldi e affettuosi che vi si annidano - il vero e irrinunciabile ancoraggio della nuova famiglia, quello dove la bambina verrà accolta e protetta dall’amore dei due giovani e amabili genitori, unica  garanzia in un mondo in cui nessuno è garantito e in cui il futuro è incerto per tutti.


Il film contiene, più del precedente Revolutionary Road, dello stesso Mendes, una acuta riflessione sui problemi della coppia nella società moderna, che sembrano trovare questa volta una positiva soluzione grazie al coraggio che l’amore infonde nei due protagonisti (soprattutto in lei, resa, forse, più matura e cosciente, dalla maternità) ben interpretati dai bravissimi John Krasinski e Maya Rudolph, attori principalmente televisivi al loro primo film importante.

 

 

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