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American Life

Regia di Sam Mendes vedi scheda film

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La recensione su American Life

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Nel 2010 il regista britannico Sam Mendes concluse la trilogia dedicata alla "ricerca di sé stessi" con questo film che idealmente completava l'arco narrativo iniziato nel 1999 con American Beauty (id.; 1999) e proseguito dopo nove anni, con Revolutionary Road (id; 2008). In questa terza pellicola la ricerca dei due protagonisti: Burt e Verona è molto più itinerante rispetto a quella dei loro predecessori. Non vi sono più le villette a schiera che sul finire degli anni '90 avevano acuito gli incubi di Kevin Spacey. O il clima di ricostruzione post bellica degli anni’50, che aveva aumentato la disperazione dell’impiegato assicurativo impersonato da Leonardo Di Caprio. Burt e Verona sono infatti una coppia giovane, entrambi sono poco più che trentenni, pieni di vita e speranze, e desiderosi di un futuro migliore per il loro primogenito. Una coppia anche disposta a piantare solide radici e altrettante solide fondamenta, se non fosse che sono i protagonisti della generazione che li ha preceduti che hanno preferito allontanarsi dalle sicurezze di tutti i giorni.

 

 

Una generazione alla quale ideologicamente apparterrebbero Lester Burnham (Spacey) e Frank Wheeler (Di Caprio). Entrambi saturi della solida vita WASP made in USA, e che arrivati in un'età avanzata, nel caso dei genitori di Burt si parla di età della pensione, preferiscono gettare una secchiata d’acqua sulla lavagna della vita per ricominciare a vivere oltreoceano, e poco importa se questo gli impedirà di veder nascere e crescere il loro primo nipote.

 

Parte da questi presupposti lo spunto per un eccellente Road (and ideological) Movie. Un film che fa della trama e della sceneggiatura surreale, la propria forza. In tal senso sono tutti imperdibili gli incontri nei quali è coinvolta la giovane coppia. La pellicola assistito anche da un cast di primo livello, magari non pieno di superstar, ma nel quale spiccano diversi elementi: Dall'attore brillante John Krasinski, all'attrice comica Maya Rudolph, rispettivamente nei ruoli di Burt e Verona. Sino a Jeff Daniels e Catherine O'Hara in quello dei genitori di Burt, con i quali s'intrecciano gran parte delle schermaglie surreali dei quali è piena la pellicola.

 

Alla fine Mendes riesce a dare vita a un film ben differente rispetto ai due precedenti. Distante dal film di cassetta e decisamente più vicino ad atmosfere dal sapore intimista. Capace di raccogliere proselitismo sia in termini di pubblico che di critica. Rappresentando una perla, l'ennesima, di uno dei registi fra i meno prolifici, ma più interessanti, del panorama cinematografico mondiale.

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