Regia di Lucio Pellegrini vedi scheda film
I soliti ignoti della Sinistra antagonista, il terrorismo come capitolo finale dell’arte di arrangiarsi: basta poco, giusto il tempo di accomodarsi nel film, per riconoscere una ricetta antica alle prese con ingredienti freschi e contemporanei. Una banda di involontari brigatisti rapisce per sbaglio un sottosegretario (puntavano al ministro). È una compilation di aree di sofferenza della società italiana contemporanea. Operai traumatizzati dalla morte di compagni sul lavoro, un insegnante di educazione fisica precario, una giornalista Tv frustrata, un ex detenuto politico, un marxista ortodosso che vive con la moglie ricca. Il fine è di ottenere un riscatto che consenta alla vedova dell’operaio morto una vita più decente, ma la gestione è così maldestra che arriva alle comiche finali in un residence dal design abusivo, con una massa di sfigati alpini che presidiano il rapito con la promessa di una parte del bottino. Il passo è sicuro, il mestiere abbondante (soprattutto quello di Sassanelli, della Pandolfi e di Battiston), ma anche i buchi di sceneggiatura finali. E soprattutto non ci si libera della sensazione onnipresente di un cinema più smarrito di noi di fronte al casino e alla rabbia di oggi: come di qualcuno che tentasse di aprire un iPod con una brugola di Ikea.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta