Regia di Claudio Cupellini vedi scheda film
Antonio De Martino è un camorrista pentito che ha scelto di cambiare vita e rifugiarsi in Germania, dove si è creato una nuova famiglia ed una nuova identità. Quando il figlio Diego, diventato anch'egli un malavitoso, verrà a bussare alla sua porta, sarà costretto a fare i conti con il proprio passato e a compiere delle scelte tragiche e disperate. Il (quasi) capolavoro che non ti aspetti: Claudio Cupellini, alla seconda regia dopo la commediola "Lezioni di cioccolato", sorprende tutti e dirige una tetra ed angosciante allegoria sulle colpe dei padri che ricadono sui figli dannando loro per sempre l'esistenza. "Una vita tranquilla" è un film asciutto e coinvolgente, quasi minimalista nel suo implacabile procedere verso il disastro di vite destinate al dolore ed alla sconfitta, magnificamente interpretato da un sontuoso Toni Servillo (ben coadiuvato da un ottimo cast italo-tedesco) e meravigliosameste fotografato in toni grigi e gelidi dall'ungherese Gergely Poharnok. Una pellicola matura, che deve molto alla tragica epicità delle opere di maestri del noir come Sidney Lumet, ma che, per una volta, offre la sensazione che anche il cinema italiano sia in grado di camminare saldamente con le proprie gambe e realizzare film non confinati nel classico provincialismo del nostro Bel Paese ma al contrario capaci di confrontarsi a testa alta con i mercati esteri. Certo, non tutto funziona a dovere: la parte centrale soffre di qualche lungaggine di troppo e il finale (ancorché struggente) è forse un po' goffo ed improbabile, ma se in Italia uscissero almeno tre o quattro pellicole all'anno del livello di "Una vita tranquilla", forse potremmo guardare con più serenità al futuro del nostro cinema, invece di avvelenarci l'anima alla visione dell'ennesima cretinissima commedia in odore di fiction televisiva che sembra essere diventata l'unica modalità espressiva nel nostro derelitto paese... quattro stelle piene, meritatissime.
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