Regia di Claudio Cupellini vedi scheda film
Toni Servillo è un anacronismo, forse il più grande partorito dal cinema italiano degli ultimi vent'anni. Ha la presenza sulla scena di un Gassman, la rilevante fisicità di un Volontè, la mimica facciale di un Tognazzi: è fuori dal tempo. Di sicuro dal nostro, poichè il cinema italiano del 2010 è tutto fuorchè un cinema di eccezionali interpreti e grandi qualità; ma Una vita tranquilla, opera seconda di Claudio Cupellini (dopo Lezioni di cioccolato, 2007), è un film tanto profondamente italiano da non avere nulla a che fare con l'Italia. Il paradosso si spiega in maniera molto semplice: in un'epoca in cui il cinema nostrano è invaso da fotocopie, commediole dementi, stereotipi importati dall'estero, una storia così coraggiosamente ed orgogliosamente 'italiana' è davvero atipica, fuori dagli schemi e anche per questo va applaudita. Nessuno potrebbe immaginare personaggi e situazioni simili, se non intrisi di 'italianità': in questa pellicola ci sono la figura dell'emigrante, la famiglia, l'onore e il rispetto, il nord e il sud (nel problematico rapporto con l'amico-nemico cuoco presumibilmente lombardo), perfino il Pirandello del Fu Mattia Pascal e, perchè no?, la commedia napoletana nella macchietta di Edoardo che continua a sbagliare il nome della ragazza tedesca, confondendo il femminile Doris con il maschile (e di origine russa) Boris. La sceneggiatura, praticamente perfetta nei meccanismi logici e nella costruzione dei rapporti fra i personaggi, è firmata dal regista stesso, da Guido Iuculano e da Filippo Gravino; Servillo viene premiato al Festival di Roma, ma anche i due ragazzi camorristi, interpretati da Marco D'Amore e Francesco Di Leva, lasciano il segno. Certo, il significato di fondo della parabola non è il massimo dell'originalità (cambiare ogni volta completamente pelle, se si vuole continuare a vivere; reincarnarsi in un estenuante ciclo perpetuo alla ricerca della pace, della tranquillità del titolo), ma la messa in scena funziona molto bene, gli attori sono bravi, Cupellini sa quel che vuole: cosa chiedere di più? C'è spazio perfino per una 'sgomitata' alla Chiesa: Servillo, rimasto solo con l'anziano pastore incosciente e morente, prima chiede al religioso perchè Dio gli abbia dato la possibilità di ricominciare a vivere, per poi togliergli di nuovo tutto; e quindi rasenta la bestemmia con la rancorosa risposta alla sua stessa domanda: "Perchè a Lui non gliene frega un cazzo". 7/10.
Rosario ha un ristorante nel sud della Germania. Da 15 anni ha abbandonato la Campania e senza nessun apparente rimorso: ha una moglie tedesca ed un bambino di 9 anni avuto da lei. Un giorno però dall'Italia arriva Diego, un ragazzo che si presenta come suo lontano cugino: Rosario conosce la verità di Diego e sa che tutto attorno a lui sta per cambiare.
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