Regia di Claudio Cupellini vedi scheda film
Fuggito 15 anni prima dall'Italia dove è creduto morto, Rosario (Servillo) si è rifatto una vita e una famiglia in Germania, lasciando l'attività di camorrista per quella di cuoco. Il passato bussa nuovamente alla sua porta quando sull'uscio del ristorante che porta il suo nome Rosario rivede il figlio abbandonato all'epoca (D'Amore), inviato come sicario dalle ecomafie campane per assassinare un manager che avrebbe intralciato gli interessi della camorra. La vita tranquilla di Rosario è così messe a dura prova.
Su una trama di ispirazione noir non proprio nuovissima (basterebbe citare L'uomo dalle due ombre e The Bourne supremacy), Capellini imbastisce un dramma psicologico al quale Servillo, che da solo continua a valere il prezzo del biglietto al cinema (non a caso si è aggiudicato il premio Marc'Aurelio della giuria come miglior attore al Festival di Roma), offre una gamma espressiva ricchissima, dal riso al pianto. Nonostante la regia accorta, i notevoli movimenti di macchina e l'ottima direzione degli attori (il "compare" Francesco Di Leva ha vinto il premio come miglior interprete italiano in occasione dello stesso festival), il film di Capellini - ancora incerto sulla direzione espressiva da prendere dopo i toni da commedia di 4-4-2 e Lezioni di cioccolato - soffre qualche buco di sceneggiatura (com'è possibile che il figlio ritrovi il padre sfuggito per 15 anni alla camorra?), ma è eefficare nell'aggiornare la figura degli italiani all'estero proposta in epoche passate da Nino Manfredi con film come Pane e cioccolata e Spaghetti House.
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