Regia di Claudio Cupellini vedi scheda film
Che soddisfazione vedere un magnifico noir italiano, teso, asciutto, appassionante. Questa sembra essere una stagione felice per la qualità del cinema italiano, anche se bisogna riconoscere che la tendenza si divide tra film di sentimenti e filone umoristico. Il cinema cosiddetto di genere, dal poliziesco al thriller-noir, ci vede ancora molto indietro, come se si temesse di affrontare un cinema ritenuto marginale e di apparire cineasti di retroguardia. E dunque la soddisfazione è doppia nel vedere evocata una storia dalle tinte così scure, oltretutto raccontata con mano sicura, nonostante il giovane regista Claudio Cupellini sia soltanto alla sua seconda prova. Giusto per sgomberare subito il terreno da equivoci, ammettiamo quello che è forse l'unico difetto di questo film, peraltro rilevato da tutte le recensioni: una serie di eventi nel sottofinale che rivelano errori ed incongruità di sceneggiatura piuttosto evidenti. Ma su questo tema tornerò più avanti. Gli elementi che si fanno apprezzare con maggiore consistenza sono due. Intanto lo sfondo, l'ambientazione di questa cupa vicenda di ombre che riaffiorano dal passato e di sentimenti forti che i protagonisti esprimono attraverso scelte di vita tormentate e drammatiche. Questa Germania linda e precisa che ha accolto italiani incasinati in cerca di una seconda opportunità per le loro vite allo sbando. Questa Germania che ha dunque premiato chi si era rimboccato le maniche, lasciandosi alle spalle le scelte sbagliate di chi era finito nel vicolo cieco del crimine. Questi italiani che dietro il maquillage di nuovi cittadini tedeschi operosi e virtuosi, nascondevano i residui di una condizione di fantasmi, di "ombre che camminano", di spettri condannati a scontare una pena senza fine. Detto di questa ambientazione delineata in modo sapiente da un bravo regista, resta l'elemento clamoroso, quello macroscopico, il più evidente: il talento di una superstar come Toni Servillo, il più grande attore contemporaneo italiano senza se e senza ma. Cosa si può ancora dire di nuovo su questo caso di attore fenomenale che scopriamo ogni volta sempre più bravo? Si può solo dare ragione a chi ha evocato Gian Maria Volontè, cioè il miglior italiano di sempre in assoluto, al quale Servillo si sta sempre più avvicinando, rincorrendone la sublime attitudine ad un istrionismo che punta al massimo livello di eccellenza. Per chi come il sottoscritto ama un cinema d'attori, è un piacere supremo scrutare ogni minimo movimento del volto di un attore così potentemente espressivo. La vicenda, davvero molto intrigante, è quella di un napoletano coinvolto in brutte storie di camorra che, trovandosi di fronte ad un bivio, ha scelto di eliminare fisicamente ogni traccia di ciò che era stato, inventandosi letteralmente un'altra vita, da mettere in scena in un'altra nazione, il più lontano possibile da quella Napoli che lo aveva visto degradarsi fino allo stadio peggiore del crimine. Ma il cambiare vita ha comportato anche scelte estreme, prima fra tutte quella di abbandonare la famiglia (una moglie e un figlio piccolo). Rosario ha dunque compiuto una scelta tremenda, a cui ha saputo però contrapporre il coraggio di costruirsi, pian piano, con sacrifici enormi, una nuova identità e soprattutto grazie ad una nuova (ignara di tutto) moglie tedesca che gli ha dato un altro figlio. Ovviamente, nella nuova patria d'adozione nessuno è a conoscenza del suo ingombrante passato, anche perchè ora Rosario possiede un avviato ristorante e si è perfettamente inserito nel sistema sociale tedesco. Ma, fatalmente, dal passato emergono ombre inquietanti, che si materializzano nel ritorno sulla scena del primo figlio di Rosario che, accompagnato da un compare, si presenta alla soglia del padre facendolo piombare tragicamente nei fantasmi di una vita precedente che esso pensava sepolta per sempre. A questo aggiungiamo poi che il figlio milita tuttora nelle file della camorra, peraltro aggiornata alle ultime modalità connesse al business dello smaltimento internazionale dei rifiuti. A Rosario crolla il mondo addosso quando il compare del figlio gli spiattella in faccia, con tanto di ghigno beffardo, che conosce il suo vero nome e cognome. La situazione a quel punto precipita, e Rosario realizza che deve fare scelte estreme. E qui mi fermo perchè la vicenda prende una piega drammatica che ci porterà verso un finale aperto e sospeso.
Nella sintesi che ho appena tracciato ho colpevolmente omesso di evidenziare l'atteggiamento della nuova moglie di Rosario, una donna tedesca energica e forte, che assiste impotente, dignitosa ma sconcertata, a questo evolversi, intuendo l'incombere di una tragedia. Il tutto raccontato dal regista con tempi e toni congrui, non annoiando lo spettatore ma al contrario immergendolo nel piacere di seguire un gran bel noir. E vorrei anche segnalare che Cupellini adotta alcune tecniche di regia inconsuete per il cinema italiano, per esempio una certa attitudine ad usare la macchina da presa con ricorrenti zoommate all'indietro: sono piccole cose ma che rivelano la natura di un giovane regista che sembra rifuggire la banalità. Per non parlare poi di un incipit clamoroso nella sua bellezza, con Rosario che prende la mira e spara ad un cinghiale. Era mia intenzione raccontare alcune vistose incongruenze di sceneggiatura cui assistiamo nella parte finale del film, ma preferisco non accanirmi su una pellicola che non lo merita, coltivando l'ipotesi (o l'illusione) che detti "errori" siano da addebitarsi ad una fretta della produzione nel chiudere il film. Per concludere, un cenno alla colonna sonora, curata da un musicista friulano, ormai un veterano per quanto di giovane età, e che conosco da anni come valoroso militante della scena underground nazionale: Teho Teardo. Nella "soundtrack" è compresa anche una canzone dell'ottimo gruppo indie "Jennifer Gentle". Un film che merita d'essere visto, se non altro per supportare la scelta (ahimè piuttosto rara) di un giovane cineasta che ha voluto "sporcarsi" con un genere (il noir) che non rappresenta certo la strada più facile per chi aspira a vincere dei festival.
Voto: 9
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