Regia di Claudio Cupellini vedi scheda film
Gli italiani all’estero, brava gente? “Evitali!”. Sembra questo uno dei più importanti assunti del bel film di Claudio Cupellini. Ancora una volta un film che declina la ‘malattia’ che parte dalle radici di un paese malato (come disse anche la moglie, a proposito del primo ministro). Siamo, noi italiani, alberi le cui radici sembrano infracidirsi da sé, di giorno in giorno. E i frutti, politici, sociali e culturali, li vediamo: son caduti in terra, ancor prima di maturare. Così è la vita di Rosario Russo (un Toni Servillo da paura: una prova superiore a Gomorra), un ristoratore, originario del Sud Italia, perfettamente integrato in Germania, dove con la giovane famiglia dirige un ristorante-albergo di buon livello. Il Fu Rosario Martino possiede tutte le caratteristiche dei personaggi pirandelliani, dal cambio d’identità ad una vita di basso profilo, mistificata dalla lingua e cultura tedesca, che nulla lascia trasparire. Finché un giorno il passato non riappare sotto le sembianze del figlio Diego, dimenticato e in fuga anche lui da qualcosa. La storia privata, così ordinata e prospera, di Rosario si ingarbuglia e infine precipita in una ragnatela di memorie e verità che rischiano di tornare a galla e divorarlo. Fino a che punto resterà salda la lotta di Rosario padre, marito ed ex criminale? E proprio vero che se sei nato Caio, non puoi morire da Sempronio? Che se sei stato criminale, la tua vita non sarà mai più tranquilla? E neanche se cerchi di tagliare le tue radici? Pur sforzandoti di non fare ammalare l’albero, fin nel midollo?
Pur avendo molte qualità del cinema italiano (quello che conta, qui in realtà si tratta di una sorta di variazione sul tema di Le conseguenze dell’amore), il film di Cupellini ha soprattutto il pregio di essere esportabile all’estero. Ma non perché è molto americano. Neanche e soltanto per la bravura di Toni Servillo, giustamente premiato al Festival del Cinema di Roma come Migliore attore , o per gli articolati movimenti di macchina, i dolly e i lunghissimi piani sequenza. Una vita tranquilla è un film importante per l’attualità della denuncia: il legame fra camorra ed esportazione dei rifiuti campani, il crescente fenomeno dell'emigrazione italiana in Germania, il passato che non si può cancellare, nonostante le leggi ad hoc (o ad personam). E’ un film interessante perché l’unica certezza che possiede è quella del dubbio: “Domani parti, se tutto va bene avrai una vita tranquilla” è l’unico imperativo, affatto categorico, perché se hai un passato da nascondere, dovrai necessariamente lottare con un presente da difendere. Coi denti.
Tuttavia, nel film, oltre al dubbio sull’esito della vita di Rosario, rimangono senza risposta alcune ingenuità di sceneggiatura (come è possibile che nessuno si accorga che Edoardo sia sparito? Con tutto quel lasso di tempo che trascorre, è possibile che i sicari non riescano ad arrivare all'autogrill di Teano, dove è rimasto Mathias, il figlioletto di secondo letto di Rosario?). Invasive le belle musiche di Theo Teardo, che sembra leggere lo spartito direttamente sul volto del grande attore protagonista del film, anche se alla fragilità di un uomo che fa finta di essere senza passato, l’eco della composizione musicale risulta veramente eccessiva. Nonostante il finale lasci deserti i desideri degli spettatori facili, la scelta di un padre che segue il consiglio dato al figlio, “Devi diventare un fantasma”, lascia il bell’amaro in bocca. Il film di Cupellini lascia il segno.
Giancarlo Visitilli
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